A Bergamo Alta risuona ancora la musica di Donizetti

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Sono le note di Lucia di Lamermoor, Elisir d’Amore e molte altre composte da Gaetano Donizetti, che risuonano ancora sugli spalti del borgo di Bergamo Alta, arrampicata sulla collina, tra il verde degli orti e i giardini scoscesi, lungo vicoli e scalette, tra le antiche case del 1500 che si stringono intorno e fanno ombra a via Arena: è qui che risiede il Museo Donizettiano, inaugurato nel 1906, dov’è ospitata la collezione dei suoi cimeli che appartennero alla baronessa Giovanna Ginevra Rota Basoni Scotti e le testimonianze della vita del grande musicista. Il Museo risiede nel palazzo della Misericordia Maggiore, in via Arena 9, un tempo sede dell’isituto musicale dedicato al maestro. Qui si può rivivere la vita in parte drammatica di Donizetti, ma anche ricca di passione per una musica divenuta eterna…

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Fin da subito ci accoglie proprio lui, ancora giovane, nel suo ritratto davanti al pianoforte su cui deve aver composto tante delle sue opere: Di queste si possono ammirare i molti spartiti musicali esposti nelle teche della sala principale dalle magnifiche pareti stuccate e il soffitto affrescato, che pare uno squarcio sul cielo azzurro….

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Precursore del melodramma di Giuseppe verdi, Donizetti, nato nel 1797 da una famiglia poverissima, fin da subito dimostrò un notevole talento musicale ,nonostante non avesse una grande voce. Già a nove anni fu  accolto nella scuola Caritatevole di Musica di Bergamo, diretta da Simone Mayr a cui Bonizetti fu legato per tutta la vita. Dopo aver proseguito gli studi al liceo Filarmonico di Bologna, ebbe il suo esordio con l’opera “Enrico di Borgogna” a Venezia nel 1818,, ma il successo completo che lo immortalò  definitivamente fu “Zoraide di Granata”a Roma  nel 1822. Dopo di allora si stabilì a Napoli nel 1827, dove compose “Anna Bolena”, un ulteriore notevole successo seguito dall'”Elisir d’Amore”(1832).Fu onorato anche da importanti cariche ,come quella di direttore dei Teatri Reali di Napoli nel’29 e  della Cattedra di Composizione al Conservatorio della città.

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Nel ’32 dedicò una messa da Requiem a Giovanni Bellini in occasione della sua morte.

Proprio all’apice della carriera, era stata appena rappresentata la”Lucia di Lamermoor”, fu colpito da una serie di gravi lutti: la morte di tre bimbi appena nati, seguita da quella della giovane moglie, di parto, assieme all’ultima figlia ed infine dei genitori.Donizetti continuò ugualmente la sua opera di compositore, apparentemente ripresosi: tra le più importanti il “DonPasquale ” , “Linda di Chamonix e altre…

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A Vienna poi ricevette il ric0noscimento più alto: quello di Maestro di Cappella di Corte, ma i problemi di salute cominciarono ad aumentare,finchè si ammalò di una forma cerebrale e nervosa , tanto da dover essere ricoverato. Lo assistevano instancabilmente il suo servo più fidato e il suo amato fratello. Gaetano stesso affermò: Rischio di cadere dal letto di continuo, persino di testa..devo tenere  in camera il  mio domestico.”Nel ’47 fu trasportato da Parigi a Bergamo- 20 giorni di viaggio…-dove fu ospitato dai baroni Basoni Scotti, che lo seguirono col fratello fino alla morte, avvenuta il 1848.

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Eppure, nonostatnte le disgrazie, in 51 anni di vita, Donizetti riuscì a comporre 73 melodrammi,115 composizioni sacre, liriche da camera e molto altro ancora. In fondo alla sala si trova il ritratto della giovane bella moglie, dallo sguardo particolarmente dolce, prima di entrare,infine, nella stanza che rappresenta il momento dell’ultimo “addio”, del trapasso, come rivelano il letto e il suo ritratto.E’ un addio drammatico e sofferto di un grande maestro, le cui note risuonano ancora tra gli antichi palazzi di Bergamo, eterne come le incantevoli opere d’arte della sua città: dalla Cappella Colleoni a S.Maria Maggiore, dal Duomo al Palazzo della Ragione che domina la bella piazza Vecchia. Attraversano i nascosti giardini dei suoi nobili palazzi e il verdissimo parco del Castello, da cui si abbracciano con uno sguardo la collina e la città Bassa.

Così è l'”eterno” che va oltre la morte, perchè è vita e ci accompagnerà per sempre…

Grazia Paganuzzi