Come nella Terra dei Fuochi, questa volta in provincia di Salerno. Fusti interrati, malformazioni nei bambini, morti di cancro. Nel Cilento si muore per l’inquinamento, come nel casertano, ma nel silenzio generale.
di Angela Cimino fonte popoffquotidiano.it
La Terra dei Fuochi non è solo quella zona delimitata tra le province di Napoli e Caserta. L’orrore ambientale tutto italiano più sconcertante dell’ultimo decennio, per tanti diversi aspetti, si estende, in realtà, fin nelle province di Salerno, Benevento e Foggia. E nella provincia di Salerno, nel cuore del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, in quello che è il secondo geoparco più grande d’Italia, troviamo la signora Luigia Martello con la sua storia. Anche lei vittima, come tante altre, dell’altra Terra dei Fuochi, quella a sud di Salerno, la seconda delle quattro direttrici lungo le quali è avvenuto lo smaltimento illegale dei rifiuti. Lei, però, a differenza di altri è fortunata. Lei la sua storia ce la può raccontare.
«La prima volta che sono stata all’ospedale Santa Chiara di Pisa risale al 1994. Ci portai mia madre per un carcinoma alla tiroide. Quello che mi colpì nello studio del professore che curava mia madre, posta dietro la sua scrivania appeso al muro, fu una grande cartina dell’Italia. In grassetto nero erano segnate tutte le regioni, le province e le città. L’unica area, esattamente solo il Vallo di Diano, era segnato in rosso!». Alla sua domanda «perché?» il professore spiegò che quella era una mappa dove si localizzava il focolaio del carcinoma alla tiroide. Il Vallo di Diano, per l’appunto.
Da tempo si conosceva la verità, da anni si parlava di fusti interrati, di terreni maleodoranti, di strane malformazioni. Ci si interrogava sul perché di tante malattie. Poi nel 2007 la svolta. La Procura di Santa Maria di Capua Vetere dà il via alle indagini che portano alla luce la gestione illecita dello smaltimento dei rifiuti provenienti dall’Italia e dall’estero. Quello raccontato nelle novantatré pagine dell’atto di accusa è un sistema criminale radicato e ramificato, sul quale si sono costruite fortune giocando sulla salute della gente. Accuse circostanziate, fondate sul contenuto di centomila intercettazioni telefoniche riscontrate da filmati, sequestri e fotografie. Trentotto le persone coinvolte nel giro di corruzione, tra gestori degli impianti di compostaggio, imprenditori, titolari di laboratori di analisi, autotrasportatori e agricoltori, per i quali c’è un processo in atto che rischia la prescrizione.
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