DISPARITA’ DI GENERE: le donne potrebbero, ma hanno la strada bloccata dal muro della società

Il divario retributivo (pay gap) e altri ostacoli non ancora risolti impediscono alla società di raggiungere la parità di genere.

Il denaro determina quanto valgono certi beni o servizi. Più è alto il prezzo di un bene, maggiore è il suo valore. Tutto chiaro. Anche nel mondo e nella vita, qualsiasi posizione sociale importante e prestigiosa ha un forte potere sul meccanismo collettivo delle vite delle persone e dunque, più la posizione è alta, maggiore è il suo valore. Tutto chiaro anche qua.

Pertanto chi ha un grosso ruolo politico/economico/religioso detiene il potere e quasi sempre conta più degli altri. La società fino ad ora ha però sempre dato tutto in mano agli uomini e mai alle donne, costruendo un muro insuperabile che gli impedisce di arrivare in cima e ai ruoli di vertice. Le donne potrebbero, ma hanno la strada bloccata.

Il potere politico in Italia:

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Il suffragio universale fu esteso al genere femminile solo nel 1946, quando in occasione del referendum per scegliere tra monarchia e repubblica, le donne parteciparono al voto per la prima volta. Da circa 70 anni anche la donna ha dunque la possibilità di votare, ma la politica è sempre stata solo un affare maschile. De Gasperi, Andreotti, Craxi, Berlusconi, Prodi, Renzi, Salvini e Di Maio. Uomini che sostituiscono altri uomini. Dalla nascita della Repubblica Italiana ci sono stati 29 Premier e 12 Presidenti della Repubblica, mai una donna.

La religione cattolica:

Almeno la religione dovrebbe essere uguale per tutti, né maschilista e nemmeno femminista. Per la Chiesa cattolica il Papa rappresenta la più alta autorità religiosa, è il vicario di Cristo in terra e il successore dell’apostolo Pietro. Anche in questo caso, però si vede sempre un Papa che succede ad un altro Papa. Non c’è mai una Papessa. I volti che simboleggiano la Chiesa sono sempre tutti maschili: vescovi, sacerdoti, diaconi, cardinali e preti. Le uniche figure femminili sono invece rappresentate dalle monache e dalle suore, che vivono in clausura e fanno il voto di castità, ma non celebrano mai la messa e rimangono dietro le quinte. (Lo schiavismo religioso medio-orientale è escluso dalla critica. E’ disumano, fuori dalla storia, fuori dal temo e fuori da tutto).

La moda:

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E’ vero che la moda è sia maschile che femminile, ma è altrettanto certo che il nucleo principale e centro di gravità è costituito dalla donna. Proprio per questo motivo, le donne vengono spesso e in modo sbagliato considerate leggere, superficiali e frivole dalla società. Sempre attente alle nuove tendenze del momento, a parlare di vestiti, a provarsi le scarpe e a girare per i negozi. La contraddizione vergognosa sta nel fatto che però le marche e gli stilisti sono quasi tutti maschili: Giorgio Armani, Gianni Versace, Roberto Cavalli, Edoardo Fendi, Calvin Klein, Dolce & Gabbana ecc.. Ancora una volta sono tutti uomini, magari omosessuali. Mai donne.

Gli chef in TV:

Una delle piaghe del lontano passato era la condizione subordinata della donna, che doveva badare i bambini e stare in casa a cucinare. Si è così disegnata la tradizione che, per attitudine ed esperienza, vede le donne molto più “brave in cucina” dei maschi. Gli chef ricchi e famosi che vanno in TV sono però tutti uomini. Questa linea assurda mette in fila Carlo Cracco, Joe Bastianich, Bruno Barbieri, Antonino Cannavacciulo, Alessandro Borghese, Gordon Ramsay ecc.. Nessuna donna.

I fumetti:

Fino al 1963, le donne nei fumetti erano illustrate come “sciacquette che si mettevano nei guai aspettando di essere salvate”, sino a quando Angela e Luciana Giussani decidono di mettere Eva Kant al fianco della loro creatura Diabolik, dove invece “è lei che salva lui, già al loro primo incontro”, come hanno voluto raccontare le straordinarie sorelle vignettiste. Hanno così capovolto la regola classica secondo cui è l’uomo che salva la donna, non viceversa. Eva Kant, la bionda e sensuale ladra che accompagna il suo amore Diabolik, non è solo una bella statuina docile e arrendevole, ma agisce nelle vesti di fondamentale complice del suo malefico partner.

Le quote rosa:

Le quote rosa sono previste da alcune norme che vogliono bilanciare la presenza di uomini e donne all’interno di diverse aree e sedi. Queste prevedono l’obbligatorio inserimento in un settore di un numero preciso di donne, affinché venga cancellato quel soffitto di vetro che discrimina il genere femminile e che gli fa vedere ma allo stesso tempo gli impedisce di scalare i piani del palazzo. Per una parte dell’opinione pubblica, le Quote Rosa esprimono una gigantesca presa in giro, un contentino che svilisce il genere femminile, distribuendo posti e posizioni a casaccio e senza merito.

Un ignobile disequilibrio e una macchia sociale ancora irrisolti, che non permettono di superare il problema della disparità di genere.

Riccardo Chiossi