Ermes Mattielli, morto di crepacuore dopo la condanna per aver sparato a due ladri

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L’uomo è deceduto ieri, giovedì, all’ospedale di Santorso, nell’Alto Vicentino, dove era stato ricoverato dopo aver accusato un malore in casa due giorni fa. Inizialmente era stato trasportato nel reparto di cardiologia, poi in rianimazione. E’ stato il sindaco di Arsiero, Giordano Rossi, ad annunciare su Facebook la morte dell’ “amico Ermes Mattielli”, provato dallo stress per ciò che gli era capitato a partire dalla notte del 13 giugno 2006  – e ancora prima, a causa dei continui furti che l’avevano portato all’esasperazione – e per l’esposizione mediatica a cui era sottoposto – lo chiamavano tv locali e nazionali.

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Sono arrivati messaggi di cordoglio da comuni cittadini e da esponenti politici come il segretario della Lega Nord Matteo Salvini, il qualche aveva incontrato Mattielli pochi giorni fa e ha fatto sapere che la Lega lo stava aiutando. Salvini ha sottolineato che l’ex rigattiere era una persona perbene, “vittima dello Stato, amico dei delinquenti”. Dello stesso tenore il commento del senatore Maurizio Gasparri, che ha puntato il dito contro il governo Renzi, e il commento del governatore della Regione Veneto Luca Zaia, il quale ha dichiarato che Ermes Mattielli è morto tre volte: quando i ladri, due rom, sono entrati in casa sua, quando è stato condannato a 5 anni e 4 mesi e ad un risarcimento di 135mila euro con l’accusa di tentato omicidio dei malviventi e quando è sopraggiunta la sua morte fisica per l’attacco di cuore. Zaia ha definito l’ex rigattiere “l’emblema del disinteresse dello Stato”, che ha legiferato per garantire indennizzi ai banditi, ma non per far scontare loro la pena per il reato che hanno commesso. Cosa avrebbe dovuto fare Ermes Mattielli? Lasciarsi derubare ancora sul posto di lavoro o peggio?

 

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