Il fuoco scoppietta nel camino riscaldando ed illuminando la stanza ed io sono qui rannicchiata sul divano con una coperta sulle gambe ed una tazza di tè fumante fra le mani.
Osservo dalla finestra, la brina imbianca i campi ed i rami delle piante, ormai spogli, sono mossi dal vento.
Ripenso alla mia infanzia.
Aspettavo con ansia e trepidazione, come quasi tutti i bambini, l’arrivo della neve per potere indossare tuta, scarponi e sci e farmi portare sulle piste innevate o, semplicemente, fare a palle di neve con i miei fratelli correndo e scivolando nella soffice neve.
Ho passato buona parte della mia infanzia ed adolescenza fra i monti.
I Piani di Bobbio, sicuramente, mi sono rimasti nel cuore.
Nel medioevo queste terre erano di proprietà dell’Abazia di S. Colombano di Bobbio, da qui il nome, che l’utilizzava per l’alpeggio estivo del proprio bestiame.
Nella stagione invernale, con la scuola di sci “Aurora”, mi recavo proprio li a prendere lezioni ed il fine settimana, spesso, ci tornavo anche con i miei familiari.
I Piani di Bobbio sono una nota stazione sciistica, meta, specie nel fine settimana, di turisti lecchesi e milanesi e sono situati in Valsassina, precisamente nel comune di Barzio, in provincia di Lecco.
Sono raggiungibili grazie ad una moderna cabinovia anche se, durante la stagione estiva, non è raro vedere degli abili camminatori raggiungere la meta a piedi.
Appena scesi dalla cabinovia c’è un accogliente bar-ristorante dove è possibile mangiare, riposarsi o prendere il sole godendo di uno splendido panorama su tutta la vallata oppure, sci in spalla, si può proseguire verso le piste innavate.
Le piste da sci, tutte attrezzate, sono contrassegnate da un colore a seconda del grado di difficoltà della discesa e si espandono per 35 km fino al versante bergamasco della Valtorta.
Per i più temerari c’è la possibilità, anche seguiti da un maestro, di cimentarsi nello sci alpino o di provare a fare lo snowboard o il telemak ( cioè sciare con il tallone libero) oppure di fare una panoramica passeggiata fra i sentieri con le cespole ai piedi.
Per l’ora di pranzo aprono le porte i vari rifugi dove si possono gustare i piatti tipici della zona come la polenta, la selvaggina ed i pizzoccheri accompagnati da un buon bicchiere di vino rosso corposo.
L’ultimo viaggio della cabinovia è alle ore 16,30, l’alternativa è quella di trascorrere una notte fra i monti ad ascoltare il silenzio della natura.
Personalmente amo molto questa montagna lecchese anche durante la stagione primaverile.
“Mi piace fare lunghe passeggiate immersa nella natura, scattare foto ed assaporare l’odore e la bellezza del mondo che si risveglia. In estate salgo le cime dello Zucco Campelli o dello Zucco Pesciola con le vie ferrate presenti“.
La seggiovia, costruita negli anni ’50, è stata sostituita dalla cabinovia ma l’amministrazione comunale ha in progetto, nei prossimi 3 anni, la realizzazione di altre seggiovie quadriposto sia per servire la parte alta della pista di rientro da Barzio sia per ampliare il comprensorio sciistico.
La montagna è un luogo incantevole ma nasconde anche diverse insidie e pericoli, è quindi buona norma non andarci mai da soli ma sempre in più persone.