In alcune nazioni africane quali Kenya, Tanzania e soprattutto nel Benin i matrimoni precoci sono molto diffusi, ma è in quest’ultimo Paese che si registra il maggior numero di bambine destinate, già in tenera età, alla vita coniugale.
I dati sono semplicemente allarmanti: arrivano al giorno del “sì” circa il 31,7% delle ragazze al di sotto dei 18 anni e l’8,8% di quelle sotto i 15 anni. Adolescenti strappate ai loro giochi, ai loro studi, alla loro spensieratezza dai stessi genitori che, senza batter ciglio, le “donano in mogli” ad uomini molto più grandi delle loro figlie.
Le motivazioni che spingono a questa aberrante pratica sono principalmente di carattere religioso, per cui la credenza che una ragazza appena sia in grado di poter procreare figli debba subito sposarsi e mettere su famiglia, e di carattere economico, ove la diffusa povertà porta questi genitori a “barattare” le loro bambine in cambio di denaro o di debiti saldati. Molte di queste adolescenti piangono, si disperano, alcune di loro cercano anche di ribellarsi e le più sfortunate rischiano spesso di perdere la vita per mano degli stessi genitori che dovrebbero invece proteggerle.
Lo Stato interviene ma lotta contro una cultura che ha profonde radici
Lo Stato è intervenuto vietando “formalmente” questo tipo di unioni ma il fenomeno persiste ed i dati registrati lo dimostrano. Di recente è stata avviata una campagna di sensibilizzazione chiamata “Tolleranza Zero” e realizzata da Emergenza Sorrisi: lo scopo è quello di muovere i primi passi per arginare la situazione, affrontando e parlando del problema con la popolazione su tutto il territorio nazionale. Si cercherà di dare voce a quelle bambine che vivono o hanno vissuto questo tipo di soprusi e brutalità; si cercherà di prevenire la violenza ma soprattutto di cambiare questa “cultura”.