La Repubblica Islamica dell’Iran ha condannato ad un anno di reclusione Ghoncheh Ghavami, la venticinquenne iraniano-britannica “rea” di aver voluto entrare a guardare una partita di volley maschile di World Cup (contro l’Italia) e perciò arrestata il 20 giugno scorso a Teheran. Il sospetto è che Ghoncheh, con altre attiviste, abbia voluto sfidare il divieto, imposto alle donne due anni fa, di entrare negli stadi di pallavolo, non più “solo” in quelli di calcio (ma lei si trovava nel paese d’origine del padre unicamente per insegnare a leggere e a scrivere ai bambini di strada). Da qui l’accusa di “propaganda contro il regime”.
La ragazza era stata rilasciata su cauzione dal famigerato carcere di Evin, dove vengono detenuti i prigionieri politici, arrestata nuovamente poco tempo dopo ed in carcere aveva iniziato lo sciopero della fame. A rendere nota la condanna è stato l’avvocato della giovane.
Il Foreign Office di Londra, attraverso il suo portavoce, si è detto “preoccupato” per la vicenda e ha messo “in discussione il motivo dell’accusa, l’inchiesta e le condizioni di detenzione della signorina Ghavami”.
Non è la prima volta che in Iran vengono arrestati giovani con la doppia cittadinanza, non riconosciuta da Teheran. La Gran Bretagna ha tagliato i rapporti con la Repubblica Islamica dopo l’assalto alla sua ambasciata nella capitale iraniana nel 2011 e ora la tensione tra i due paesi si è acuita.
Intanto Ghoncheh è nuovamente entrata in sciopero della fame. Lo ha comunicato sua madre alla BBC in persiano. La condanna in realtà non è stata ancora confermata dalla magistratura iraniana: la Corte centrale rivoluzionaria ha rinviato il caso al procuratore, perciò la situazione resta in una sorta di limbo.