Iraq, massacro di 150 donne yazide perché rifiutavano di sposare gli uomini dell’Isis

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Ennesima barbarie targata Isis. Il ministero per i Diritti Umani di Baghdad, le cui dichiarazioni sono state riprese dalla tv satellitare al Arabiyya, ha denunciato l’assassinio da parte del famigerato gruppo terroristico di almeno 150 donne, la maggior parte yazide ed alcune delle quali incinte, che si erano rifiutate di sposarne gli jihadisti. E’ accaduto a Falluja, nella provincia di Anbar, situata nella parte nord-occidentale dell’Iraq. I corpi delle vittime sono stati poi sepolti in fosse comuni alla periferia della città irachena.

Si conosce il nome del responsabile del massacro: Abu Anas al Libi.

Queste donne sono solo alcune di quelle che, secondo l’ONU vengono rapite, ridotte in schiavitù dall’Isis e magari deportate in altre province.

Di recente Il Califfato ha persino diffuso un diabolico manuale strutturato in domande e risposte su come trattare le prigioniere (se è possibile avere rapporti sessuali con loro appena catturate, se è lecito prendere come schiava ed avere rapporti con una bambina … ) e persino un tariffario sul loro “valore economico”.

Secondo l’Isis la popolazione yazida, devota ai Sette Angeli, il principali dei quali è il “Dio Pavone”, adora il Diavolo e perciò dev’essere perseguitata e sterminata. Lo scorso agosto, gli yazidi iracheni hanno cercato rifugio dall’Isis sui Monti Sinjar, una catena montuosa nel nord dell’Iraq, dove sono stati assediati dai membri dello Stato Islamico. Tuttavia il mese scorso è emerso che in migliaia sono ancora bloccati e minacciati in quel luogo.