La pandemia ha contribuito la diffusione del cibo spazzatura

Il food delivery si è molto sviluppato durante la pandemia, contribuendo ad aumentare il consumo di cibo spazzatura

La pandemia da Coronavirus ha bloccato tutti in casa, e molte persone sono state costrette a lavorare in smart working. Ciò ha fatto sì che i servizi di food delivery avessero un’impennata, ma proprio per questo molte persone hanno avuto maggior accesso ai cibi spazzatura, come confermato anche da una ricerca effettuata dal team di scienziati dell’Università di Sydney.

Lo studio ha preso in esame i dati pubblicati sulla salubrità dei punti di ristoro più popolari, analizzando le voci dei vari menù dei ristoranti di Sydney e Auckland. Molti cibi nel menu si sono rivelati dannosi, ben il 73% a Sydney ed il 43% ad Auckland. Solo un numero esiguo di punti vendita, tra il 4 ed il 5%, si sono rivelati in grado di offrire una proposta salutare. Inoltre, la maggior parte delle persone che ha ordinato cibo spazzatura a domicilio, ha scelto anche una bevanda zuccherata. Questo inevitabilmente ha avuto delle ovvie ripercussioni sulla salubrità della popolazione.

- Advertisement -

La pandemia, secondo un’analisi dei dati raccolti dalla ricerca, ha incrementato davvero in modo esponenziale la domanda di cibo a domicilio, probabilmente gli utenti sentivano nostalgia di poter gustare i piatti dei loro locali preferiti. In molti infatti si sono concessi qualche delizia in più, magari per alleviare la tristezza o per combattere la monotonia. Molti punti di ristorazione, inoltre, hanno dovuto addirittura implementare il personale adibito alle consegne a domicilio.

La dott.sa Stephanie Partridge, autrice principale della ricerca in questione, ha commentato l’esito della ricerca: “I servizi di ristorazione online stanno già crescendo in popolarità in tutto il mondo, cambiando il modo tradizionale in cui le persone accedono ai ristoranti e ai cibi da asporto. I servizi di consegna di cibo sono un servizio davvero conveniente in risposta alla domanda dei consumatori e c’è il potenziale per indirizzare tale accessibilità per promuovere un’alimentazione sana “.