Le mura di Bergamo Alta: Patrimonio dell’UNESCO

Tanta storia sulle mura della Città Alta

A Bergamo si fa festa: il 9 luglio 2017 al Centro Congressi di Cracovia Le Mura di Bergamo Alta sono state proclamate Patrimonio dell’UNESCO.Si avvia così”sotto la guida dell’UNESCO, un nuovo piano di gestione e valorizzazione ben definito…” Oggi sui propilei in Porta Nuova si trova una nuova scritta, Unesco.

Le mura di Bergamo, risalenti al XVI° secolo, erano Venete, ovvero di Venezia, a cui è appartenuta la città con tutto il suo territorio per circa quattro secoli. “…La città è tutta serrata con baluardi e i suoi membri quasi tutti terrapienati, compite le piazze, i parapetti e le traverse per coprirsi dalle vicine colline e la fortezza col circuito di tre miglia è bellissima.” Così la descriveva nel 1590 il comandante Alvise Grimani.

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Le mura  con la loro possenza circondano tutta la Città Alta che abbraccia la vista della della verde collina,dei giardini, dei tetti della Città Bassa  a perdita d’occhio…Dal basso la sua vista si staglia contro il cielo azzurro nelle belle giornate,con le  imponenti mura rimaste completamente intatte da 500 anni.

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Sorsero per volere della Repubblica di Venezia tra il 1561 e il 1588. A quel tempo la Serenissima cominciava a non essere più all’apice nei commerci marittimi, così divenne strategico il territorio bergamasco, che dalla via Priula e la Val Brembana, avrebbe collegato Bergamo   con il Cantone dei Grigioni, non dovendo passare per Milano. Su questa linea, le mura, dopo i conflitti avvenuti e la pace di Cateau-Cambresis, avevano la funzione di proteggere la città che si trasformò in una vera fortezza.

Purtroppo per realizzarle si dovettero demolire un gran numero di edifici, palazzi, cascine e anche chiese ed edifici religiosi, tra cui i più noti erano la Cattedrale di S.Alessandro, che ospitava le reliquie del Patrono della città, e  il convento domenicano  di S.Stefano. Per questo motivo vennero lanciate otto scomuniche per gli altrettanti edifici religiosi abbattuti, dirette al conte Sforza Pallavicino, che solo faticosamente negli anni successivi riusci a farsi revocare.

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In alcuni punti tuttavia sono visibili tratti di fortificazioni romane, risalenti all’VIII°secolo, come ad esempio sotto il convento di S.Grata. In alcuni casi , furono completamente sostituite  dal nuovo operato.L’intero complesso misura 6 km e 200 m., all’esterno della cosiddetta “strada coperta”, mentre il camminamento coperto da mura era adibito alle guardie di pattuglia. In alcuni tratti l‘altezza raggiungeva i 50 metri al di sopra del fossato. Vi si contano  4 baluardi, 2 piattaforme,  e poi garitte e ben 100 aperture per bocche da fuoco. Le porte sono 4: S.Agostino, S.Giacomo, S.Alessandro e S.Lorenzo, poi intitolata Giuseppe Garibaldi. Dei numerosi sotterranei, cunicoli e sottopassaggi si è persa la memoria.

La Rocca invece ospitava un arsenale dove si riparavano le armi e si fabbricava polvere da sparo. Il torrione circolare che fu aggiunto dopo il Mastio, ospita tuttora un edificio chiamato la Scuola dei Bombardieri, che era la caserma degli Artiglieri.Scorte di viveri ed armi infine  venivano accumulati nella cittadella, allora sede della Capitaneria Veneta.

Nella parte più a nord della Città , la posizione più strategica,si trovava  invece il Forte di S.Marco, una specie di fortezza nella fortezza, che occupava la zona di Porta S.Alessandro e quella di S.Lorenzo. Qui un passaggio segreto permetteva di raggiungere la fortezza del castello di S.Vigilio. In ogni caso cannoni e bastioni non furono mai usati , ma servirono per dare alla città la sua immagine imponente di fortezza inespugnabile. Anche la Città Bassa ebbe le sue mura, le Muraine, sorte tra il XII° e il XIII° sec., un’anello difensivo, che la isolò per molto tempo dalla pianura.

Grazia Paganuzzi