Lizzano – Focus sul neo sindaco Antonietta D’oria: pediatra per passione, sindaco per vocazione
D’oria, la seconda donna prima cittadina del piccolo comune della provincia ionica
Lo scorso 10 giugno, in alcuni paesi appartenenti alla provincia ionica, si sono svolte le elezioni per eleggere le nuove cariche amministrative. Tra questi, annoveriamo il piccolo comune di Lizzano, ove, la scelta degli elettori, verteva su ben tre candidati pronti a ricoprire il ruolo di primo cittadino.
Difatti, ciò che ha contraddistinto questa tornata elettorale è stata, proprio, la presenza di due donne (come papabili candidate) e un solo uomo.
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Tre liste differenti tra di loro, ma, al contempo, accomunate dalla stessa volontà, nello specifico: governare il paese e agire rispettando quanto rilasciato durante i comizi che si sono alternati durante la consueta e famosa campagna elettorale.
“L’immagine può contenere: 1 persona”>Antonietta D’Oria, il secondo sindaco donna di Lizzano
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Ormai i tempi son cambiati e l’avvicinamento – da parte delle donne – anche nella vita politica (e non solo), non sembra meravigliare più nessuno.
Ciò che è cambiato è, sicuramente, la concezione e l’idea che si ha, la posizione della donna nella società, la sua considerazione, i suoi valori, la sua figura e la rilevante importanza attribuitale.
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Nello specifico, il neo sindaco, la Dr.ssa Antonietta D’Oria (pediatra di professione), entra a far parte della storia lizzanese e, più dettagliatamente, della “storia-politica” del loco.
Ma – come dianzi riportato – Lizzano ha già avuto un Sindaco donna (Elena Schirano) che, a tal proposito, siamo riusciti a intervistare.
Intervista a Elena Schirano, il primo sindaco donna di Lizzano
Di certo, sembrava, altresì, doveroso fare un parallelismo con il primo Sindaco donna del loco e, proprio per questo, siamo riusciti a intervistare Elena Schirano, la quale ha gentilmente risposto alle nostre domande, di seguito riportate.
In che anno è stata eletta sindaco?
Sono stata eletta sindaco nel 1992.
Negli anni precedenti avevo svolto il ruolo di capogruppo e di assessore alla Pubblica Istruzione.
Ciò è avvenuto mediante consiglio comunale e non tramite votazioni. Può descrivermi brevemente questo passaggio?
In quegli anni era in vigore un altro sistema elettorale, quello proporzionale, in cui ogni partito aveva i suoi voti e i suoi seggi. Le alleanze e la scelta su chi avrebbe governato avvenivano dopo il voto, a risultato elettorale acquisito. Il Consiglio Comunale era composto da venti consiglieri e spesso l’ “undicesimo” consigliere era quello determinante per la formazione di una maggioranza.
Era quello, spesso proveniente da un piccolissimo partito, con un forte potere “contrattuale” e con una grande capacità di interdizione e spesso anche di paralisi amministrativa. I partiti, inoltre, avevano un peso enorme non solo nella formazione delle liste e nell’orientamento del voto popolare, ma anche nel controllo dell’operato amministrativo.
Cos’è cambiato nel corso degli anni?
Il sistema maggioritario, introdotto dalla Legge n. 81 del 1993, ha cambiato tutte le dinamiche delle amministrazioni: dalla formazione delle liste, alle alleanze, alla ricerca del consenso, alla costituzione della giunta, all’elezione diretta dei sindaci e alla definizione dei suoi poteri.
Come viene illustrata la figura della donna in politica?
Lavorare per la “cosa pubblica” per me è una cosa naturale. Se si ha voglia e passione per fare qualcosa per la comunità diventa naturale impegnarsi in attività sociali come associazioni, gruppi, partiti politici, ecc… Io l’ho fatto sin da quando ero ragazzina e, in modo diverso, ho sempre continuato a farlo. In politica, campo tradizionalmente maschile, le donne possono portare, oltre ai requisiti normali di onestà, competenza, pulizia, dedizione e passione, le specificità legate all’essere donne. Mi riferisco alla concretezza; alla definizione realistica, chiara e verificabile degli obiettivi; mi riferisco alla capacità di ascolto delle richieste, delle argomentazioni, dei bisogni. E mi riferisco ad una cosa che per me è molto importante, anche se può sembrare poco rilevante: la semplicità.
Che non è semplicismo, è essere se stessi, è usare un linguaggio che tutti possono capire, non il politichese e i contorcimenti lessicali e sostanziali o, peggio ancora, gli slogan che addormentano i cervelli.
Com’è stata la sua esperienza?
La mia esperienza nel lavoro di partito e di amministrazione è stata molto gratificante dal punto di vista personale. È stata anche molto faticosa perché continuamente messa alla prova da estenuanti mediazioni di posizioni diverse dei partiti e da portatori di interessi diversi. Nei periodi in cui ho fatto l’assessore e il sindaco, le lotte più feroci hanno riguardato il Piano Regolatore Generale, un piano in cui confluirono gli interessi di persone facilmente individuabili, opportunamente rappresentati dai gruppi politici e dai “tecnici” . Un’altra questione particolarmente spinosa riguardò l’abusivismo a mare per il quale firmai decine di ordinanze…
Ma poi ricordo anche tante altre belle cose: le mostre, l’attenzione alle scuole e le iniziative svolte con loro, l’intervento conservativo per la chiesetta dell’Annunziata (il primo e l’ultimo, credo, prima dell’attuale degrado)… E poi il rapporto con la gente… ho ascoltato tanto.Cosa vorrebbe dire alla neo sindaco di Lizzano?
Di ascoltare, appunto: i consiglieri, gli assessori, gli esperti, ma senza farsi condizionare da nessuno per motivi di opportunità. Il bene del paese prima di tutto.
Le direi di ascoltare, però, soprattutto la gente. Di aprire le porte del Comune e di accogliere i bisogni delle persone. A volte non si possono risolvere tutti i problemi, ma sapere che un sindaco ti ascolta e ti può aiutare in qualche modo, anche con un semplice consiglio, fa la differenza.
Le direi di essere se stessa: semplice, appassionata, attenta.
Le direi di verificare con i dipendenti comunali quali sono i punti di forza e di debolezza della macchina amministrativa e lavorare con loro per la riqualificazione dei servizi, facendo in modo che gli stessi dipendenti comunali diventino protagonisti del cambiamento.
Le direi di non aver paura delle critiche, delle derisioni, delle cattiverie a cui chi amministra va incontro. Andare avanti si può, con coraggio e determinazione.