Paolo Gigantiello, un uomo buono tra la gente che predicava la parola di Cristo
La sua dipartita ha commosso l’intera comunità lizzanese che ha voluto dedicargli dei pensieri, sottolineando la vicinanza alla famiglia dello stesso
“Signore, non ti chiediamo perché ce l’hai tolto, ma ti ringraziamo perché ce l’hai dato“, questo è uno dei post che ha, maggiormente, coinvolto gli utenti di uno dei più famosi social network, i quali, un po’ per la distanza o per altri motivi, non sono venuti a conoscenza della dipartita di Paolo Gigantiello (classe 1964) e che, contestualmente, hanno voluto esprimere e dedicare un pensiero all’uomo di Dio.
Tanti i volti, tanta la commozione, molteplici le attestazioni d’affetto da persone d’ogni età e, infine, le parole pronunciate tra le lacrime di chi faceva trapelare i suoi sentimenti dal silenzio di una sofferenza palesemente contrita.
“La morte non è una luce che si spegne. E’ mettere fuori la lampada perché è arrivata l’alba” Rabindranath Tagore
“Forse non sono stelle, ma piuttosto aperture nel Cielo attraverso le quali l’amore dei nostri cari scomparsi rifluisce e brilla su di noi per farci sapere che essi sono felici – Detto Eschimese”.
Un aforisma alquanto significativo che unisce i pensieri di tutti coloro che hanno perso i loro cari, i quali, guardando il cielo e mirando le stelle (proprio come viene evidenziato nel detto eschimese), sperano di comunicare con l’anima dei loro defunti che, in realtà, non abbandona l’amore terreno, ma permette di congiungerci all’infinito e, con molta probabilità, ci permettono di tendere la mano verso l’Eternità nell’attesa dell’ora della Verità.
Riflettere sul simbolismo contenuto nelle frasi riportate di seguito:
“Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo, queste ha preparato Dio per coloro che lo amano – San Paolo”.
“Tu non ci hai lasciati: ci hai solo preceduti. Non ci hai abbandonati: hai solo percorso sentieri che prima o poi percorreremo tutti. Un giorno ci incontreremo di nuovo e allora ci spianerai la strada, ci aiuterai come al tuo solito e insieme torneremo a sorridere”.
La vita come prova della nostra esistenza, come testimonianza di ciò che siamo stati in Terra, di come abbiamo agito, parlato e, dunque, di come ci siamo comportati (in particolar modo con il prossimo), al fine di giungere alla “meta” non per essere giudicati, ma per porci dinanzi allo specchio dell’anima che ci fornirà le risposte in merito alla nostra esistenza e all’essenza di ciò che siamo stati.
Porgiamo riverite condoglianze alla famiglia!