Medjugorje. L’ultimo “fronte del rosario”

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Dai miei viaggi a Medjugorje ho visto che il mondo non è un luogo sempre uguale. Colpisce – a chi una certa sensibilità del clima umano lo sfiorasse –  che in questo luogo, fuori dai giochi di un mondo  sempre  più   in corsa,  il tempo e lo spazio paiono assumere una condizione d’esistenza che supera la metrica delle cose mondane. Non che a Medjugorje “la carne e la materialità delle cose” siano faccende di qualità inferiore, ma lo spirito eleva ” tutto”; c’è una forza che si apre alla “pace”,  e che i mariani conoscono sul cammino della loro faticosa ( ma felice ) conversione, sotto quella parola tanto maltrattata e banalizzata che risponde al nome di “ Grazia “.

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Viaggiare verso un  luogo santo contiene sempre gli elementi umani più interessanti. Via via che si arriva alla meta , passando frontiere, lingue e dogane, sembra già di sentire “la vita”  proiettarsi su di uno schermo che ” a casa ” ci imprigiona ; non consentendoci di vedere oltre, col dovuto  distacco necessario,  noi e le nostre esistenze, cosi immerse  tanto spesso in cose passeggere.

Ne ho viste di cose là  a Medjugorje.  Giovani monaci francescani croati venire  da altri paesi, magari a piedi, da decine e decine di chilometri come facevano in tempi più difficili, una volta,  dove non c’erano  i mezzi moderni che oggi rimpiccioliscono un pianeta comodo e confuso, e soprattutto senza scopo. Ho visto  Sacerdoti semplici ma potenti, mandare nel riposo dello spirito anime oppresse dall’incredulità.  Questi  preti anonimi, buoni come il pane, forti di ” gradi” come un vino rosso pieno di sano spirito, distribuire parole, poche, efficaci, separate fra  loro da silenzi densi di compassione. Poi, certamente, i miracoli fisici avvengono. In 34 anni  ne sono avvenuti non pochi; come pure segni straordinari di “luce nel cielo” di apparizioni  della Vergine,   non solo ai veggenti, di situazioni impossibili  di un ” impossibile Dio ” che invece  ci rende incredibilmente ” capaci di Lui “.

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Ma quello che commuove e colpisce non sono gli eventi più “spettacolari”. C’è  un avvenimento, una conversione dei cuori, che non ha forme né facili visibilità da notizia   giornalistica.  Sono quelle cose comuni, che si vivono in giorni che sembrano qualunque, ma che invece   fanno del quotidiano uno spartiacque che incide   un esistenza intera. La Madonna  tocca la vita sul fondo del fondo, dei fondali  dei cuori, quelli più aperti, non quelli che si pensano più puri. La purezza non è solo una questione di “gesti della forma”  di preghiere devozionali ( che pur servono e sono importanti ), ma piuttosto è uno stato di condizione e di intenzione del cuore , un recedere fino in avanti,  allo spogliamento dell’anima di fronte al mistero. Il mistero di Cristo.

Un viaggio in un posto simile, dove l’avvenimento è in atto e avviene ogni giorno,  non comincia quando si intraprende. Ma  inizia prima, comincia  nelle nostre esistenze, magari quando siamo ancora all’oscuro dal fare  questo incontro , ancora prima del viaggio stesso  –  prima  addirittura – di conoscerne data, nome e luogo.

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Il mondo urla, parla e si dibatte. Ci sono certi silenzi che sanno parlare e urlare nei modi più veri, e che solo  a Medjugorje si traducono in preghiere e confessioni, quelle confessioni e quelle preghiere  che ” a casa nostra , nelle nostre città ” forse,  non sappiamo più  esprimere cosi naturalmente.