Rivolta al Cpr di Torino, la rabbia degli agenti

Poliziotti sull'orlo di una crisi di nervi

Al Cpr di Torino (Centro di permanenza per il rimpatrio) in corso Brunelleschi si sono verificati scontri la notte tra sabato e domenica. Tre persone sono state arrestate dalla polizia La misura è scattata per due marocchini e un tunisino di 24, 31 e 33 anni: sono accusati di danneggiamento, resistenza a pubblico ufficiale e lesioni.

Una situazione esplosiva che è sfociata in tre rivolte solo la scorsa settimana e gli agenti sono esasperati, si sentono soli, non tutelati ed emarginati. La loro sicurezza vale meno di niente e sentono che il loro impegno non è mai gratificato; è dura per loro vivere così sempre sul filo del rasoio.

Io, lasciato da solo

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«Per un po’ non voglio sentire parlare di comprensione, integrazione ed accoglienza… questo è il bilancio personale di una notte di guerriglia passata al Cpr di Torino, 30 giorni di prognosi, una bella frattura scomposta di due falangi con prospettazione di intervento chirurgico, due monconi malamente appesi che improvvisamente vanno in direzione opposta a quella che il tuo cervello vorrebbe fare… e mentre i ‘signori della politica fanno il gioco delle poltrone, facendo a gara a chi di loro si rivela essere il più capriccioso, in questi Centri di Permanenza e Rimpatrio ad ogni turno si sfiora la tragedia e prima o poi – credetemi – qualcuno si farà male sul serio!!!».

Questo lo scrive un poliziotto, un ispettore che negli scontri di ieri è rimasto ferito.

Quegli attimi drammatici

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Il poliziotto racconta di aver fronteggiato 158 ospiti “sotto una sassaiola pericolosissima durata un tempo interminabile, fino all’arrivo provvidenziale di tre squadre del Reparto Mobile e del loro funzionario”.

Scrive ancora l’ispettore ferito: “Questi Centri, hanno utilità pari a zero perché si lavora in un contesto di pseudo detenzione dove l’Autorità pre-costituita viene continuamente messa in discussione, dove le nostre funzioni vengono derise, prese in giro e prese a sputi (e nel caso di specie non è una metafora), dove il controllo dell’ordine pubblico è diventato una chimera impostato essenzialmente sull’opera di mediazione dei singoli ispettori impiegati di turno a rotazione, ma tutto ciò non può quasi mai trovare riscontro quando la controparte con la quale ti confronti è rappresentata da extracomunitari provocatori pluripregiudicati che aspettano mesi per essere rimpatriati, e nemmeno sempre!!!”

le forze dell’ordine si sentono sole e prima o poi la loro rabbia rischia di esplodere.