Quando la legge si fa dura, gli evasori cominciano a pagare. In altre parole, se le pene aumentano, chi evade smette di farlo. Proprio nella manovra finanziaria da approvare entro il 31 dicembre di quest’anno è stato inserito un forte accento anti-evasione, prioritario per il Movimento 5 Stelle. La legge di bilancio sarà infatti accompagnata da un pacchetto di nuove norme in materia tributaria noto come Decreto Fiscale 2020: limite al contante, super bonus, lotteria degli scontrini, fusione dell’Imu e della Tasi, incentivi per l’uso delle carte elettroniche e carcere per i grandi evasori.
L’evasione rappresenta senza dubbio il più grande buco nero dentro il quale cadono i soldi dei contribuenti. Si stimano almeno 100 miliardi elusi all’anno, anche se ci sono economisti che ne ipotizzano addirittura il doppio. Una montagna di quattrini su cui gli italiani sono seduti, ma che non riescono a recuperare. Pagare le tasse è un dovere civico, a causa però dell’alta pressione fiscale e del DNA alla Lupin III di molti connazionali, spesso capita che ciò non avvenga e l’economia sommersa supera così l’economia reale. Se vi fosse qualche dubbio, l’Italia si classifica prima nella graduatoria europea della frode fiscale e vince la “Coppa del nonno degli evasori”. Primi davanti a Danimarca e Lussemburgo, che chiudono il podio. Persino la grande Germania in confronto a noi si fa piccola piccola. Nel paese tedesco, dove già è previsto il carcere per i grandi evasori, i colletti bianchi in galera sono più o meno 10mila, mentre in Italia sono solo un centinaio. Statistica che relega lo stato natale di Beethoven e Martin Lutero ad un triste undicesimo posto in classifica, una distanza siderale dal tricolore. Principianti.
Gli accertamenti a campione realizzati ogni anno dalla Guardia di Finanza e dall’Agenzia delle Entrate toccano il 10% circa di tutte le dichiarazioni dei redditi e calcoli alla mano, si ha perciò il 90% di probabilità di NON essere beccati. Per quanto riguarda invece l’evasione accertata, cioè i controlli effettuati su quel 10%, la macchina dello Stato italiano riesce a ricavarne appena il 12%. Una miseria. In pratica, chi non paga le tasse riesce quasi sempre a scappare con il malloppo. La domanda sorge dunque facile e spontanea: con così tante possibilità di evadere serenamente, chi è più fesso? Chi paga le tasse o chi invece no?
L’inasprimento delle pene inserito all’interno del decreto fiscale è uno dei cavalli di battaglia della lotta all’evasione. Le sanzioni di tutti i reati fiscali vengono ingrassate, con uno sguardo particolare puntato sui grandi evasori. Ad oggi, per la frode di somme pari o superiori a 100.000€ il codice penale prevede una condanna che va da 1 ½ a 6 anni di carcere, sostituita dalla norma che verrà: carcere da un minimo di 4 anni sino ad un massimo di 8. In questa maniera, si riuscirebbe ad aggirare la sentenza 41/2018 della Cassazione “niente carcere per pene inferiori a 4 anni” e chi evade finirebbe finalmente in galera. Tu vuò fà l’evasore perché sì nato in Italy.
Riccardo Chiossi