Un gioiello nel cuore di Milano: S.Maurizio Maggiore

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Un restauro di 30 anni di lavoro ha restituito a Milano uno dei più incantevoli gioielli della storia dell’arte milanese, detto infatti anche “la Cappella Sistina ambrosiana”: è S.Maurizio Maggiore, mirabile chiesa interamente affrescata che si trova proprio nel cuore della città,in corso Magenta, a due passi dall’Università Cattolica e dal Museo Archeologico.

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Nei secoli passati fu sede  del più importante monastero femminile dell’ordine benedettino. La chiesa era di origine paleocristiana,ma fu ricostruita nel 1500 e decorata interamente con un ciclo di affreschi di scuola leonardesca. Del complesso, citato già nell’età carolingia, fanno parte anche una torre a forma di poligono, ciò che rimane delle antiche mura dell’imperatore Massimiano e una quadrata, un tempo parte del circo romano. In una pietra nell’abside è incisa la data di inizio di costruzione della chiesa, 1503.

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S.Maurizio è composta di due parti, “l’aula anteriore”, cosiddetta “pubblica”, dedicata ai fedeli,e una posteriore, riservata alle monache, che non potevano assolutamente superare la parete che le divideva dal resto dell’edificio. La parete divisoria fu distrutta quando nell’Ottocento fu soppresso il convento. Una pala d’altare che raffigura l’Adorazione dei Magi fu messa in seguito al posto della grata. Gli affreschi furono iniziati nel secondo decennio del 1500 da alcuni pittori di scuola leonardesca, nel periodo in cui Leonardo da Vinci era impegnato a dipingere la Vergine delle Rocce.

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Nella parete divisoria invece si possono ammirare gli affreschi di Bernardino Luini del 1530, tra cui “il Martirio di S.Maurizio” e “Sigismondo offre a S.Maurizio il modello della chiesa”. In particolare si notano nella cappella di S.Giovanni Battista “il Battesimo di Cristo” e “Salomè che porta la testa del Battista”(a re Erode). Incantevole è in un’altra cappella  “la Deposizione dalla Croce”, in cui i personaggi appaiono particolarmente luminosi , dallo sguardo dolce, pur nel dolore. Interessante è che molte figure di questo affresco furono tratte dal Cenacolo di Leonardo da Vinci.

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Tuttavia la prima ad essere decorata fu la Cappella di S.Caterina di Alessandria, ultima delle opere di Bernardino Luini nel 1530. Qui volle essere sepolto lo zio di Ippolita Sforza, Francesco Besozzi, che si fece ritrarre in ginocchio con S.Caterina. Accanto vi è “Cristo alla Colonna”, un Gesù composto, nello stile del Luini, dolce e pacato, mentre si riconoscono altri particolari della Passione come” la Negazione di Pietro” e “l’Incontro della Vergine con Giovanni”.

L’aula delle monache invece fu affrescata per prima. Magnifica è la volta a sfondo blu trapuntato di stelle, su cui al centro in un medaglione risplende il ” Padre Eterno Benedicente”, attribuito a Vincenzo Foppa, del Quattrocento. Le sue figure, dolci, sono vivacemente colorate. La Passione di Cristo culmina con la splendente  Resurrezione in una lunetta in basso  ed il “Noli me tangere”, l’incontro di Gesù con la Maddalena.

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Ai figli di Bernardino appartengono gli ultimi dipinti: il loro stile si distingue da quello di Aurelio, che, ispiratosi ai Fiamminghi, diede molta attenzione ai particolari e vivace movimento alle scene. Da notare è nell’aula delle Monache il magnifico organo del 1554.

Gli affreschi furono interamente commissionati dalla famiglia Bentivoglio, imparentata con gli Sforza.

Grazia Paganuzzi