Venerdì in occasione della seconda edizione del “Forum nazionale di pianificazione urbana” tenutosi a Zangilan, cittadina azera ma fino al 2020 appartenente alla Repubblica del Nagorno-Karabakh, il presidente dell’Azerbaijan Ilham Aliyev ha parlato della situazione venutasi a crearsi in seguito all’’operazione antiterrorismo’ che le forze armate da lui comandate hanno sferrato contro le forze armate dei separatisti.
In sole ventiquattro ore le forze regionali hanno annunciato la resa grazie alla mediazione delle forze russe presenti nel paese secondo l’accordo di cessate il fuoco firmato il 10 novembre 2020; mentre nella giornata di ieri il presidente della morente repubblica dell’Artsakh, Samvel Šahramanyan, ha annunciato il discioglimento della repubblica separatista a partire dall’inizio del prossimo anno.
In merito alla situazione dei profughi di etnia armena, la maggior parte dei quali accorsi in massa in Armenia nelle ultime ore – secondo le stime delle autorità di Erevan almeno 93mila persone hanno abbandonato la loro terra – il presidente azero ha detto che “i diritti e la sicurezza e della popolazione armena del Karabakh saranno protetti”. Aliyev ha confermato peraltro che il governo azero “ha già presentato alla comunità armena il proprio piano di reintegrazione”. “Diritti come quelli religiosi, educativi, culturali e tutti gli altri saranno rispettati secondo le convenzioni internazionali firmate dall’Azerbaijan”, ha detto il presidente azero.
Il problema dei profughi sta interessando particolarmente l’Armenia, considerata da gran parte dei cittadini dell’enclave come casa propria vista la forte vicinanza religiosa e culturale. A partire dalla conclusione della breve guerra dello scorso 19 settembre, Erevan si è impegnata non tanto sul piano militare – e per questo è stata criticata dai suoi stessi cittadini tramite proteste davanti ai palazzi del governo – quanto a livello umanitario: ha inviato autobus urbani dalla capitale per aiutare migliaia di persone e spedito centinaia di volontari che hanno aiutato i cittadini dell’Artsakh, tra cui persone anziane e con disabilità, a trovare una sistemazione. La maggior parte dei profughi provengono dalla capitale dell’Artsakh Stepanakert (Khankendi in azero) il cui aeroporto già all’indomani dell’inizio della disputa militare fu travolto dall’arrivo di centinaia di migliaia di persone.