Armita Geravand non ce l’ha fatta, la sua colpa non voler portare il velo

Il rischio che in Iran possano scoppiare nuove proteste è molto alto

Armita Geravand è morta, la 16enne iraniana in coma da circa un mese è morta ieri. La giovane iraniana ha avuto come unica “colpa” quella di non voler indossare il velo richiesto dalle guardie della rivoluzione iraniana che hanno deciso di picchiarla pesantemente all’interno della metropolitana di Teheran.

Lo scorso 23 ottobre, il padre della ragazza aveva confermato la sua morte cerebrale, dicendo che il cervello di Armita in quel momento non funzionava e non c’era speranza per la sua guarigione.

Armita era stata ricoverata in coma il 1 ottobre a causa di un tremendo trauma cranico che aveva subito in seguito a una lite con un vigilante avvenuta all’interno della metro. La lite è scaturita perché Armita non portava il velo. Dopo che la ragazza è stata portata in ospedale in Iran è nata un’ondata di sdegno e per questo la teocrazia guidata dall’Ayatollah Khameini ha sempre negato la versione, dicendo che la giovane iraniana sarebbe caduta in seguito a un forte calo di pressione.

I medici avevano informato la famiglia di Armita che le sue condizioni erano disperate, e nelle scorse settimane si era diffusa la notizia che il regime guidato da Ali Khamenei stesse spingendo per tenere in vita la ragazza. Il regime aveva paura che il fiume umano di persone potesse tornare a manifestare come già accaduto durante le proteste di piazza scoppiate dopo la morte di Mahsa Amini, la 22enne curda arrestata dalla polizia morale delle guardie della rivoluzione perché indossava male l’hijab e morta a causa delle percosse subite nel centro di reclusione. 

 

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