Lo spettro del fallimento incombe minacciosamente sulle sorti dell’ Atac, dopo il colpo di grazia assestato all’azienda dal pignoramento di 77 milioni, imposto a seguito del contenzioso con Tevere Tpl. Una vicenda che affonda le sue origini nell’ ormai lontano 2005, quando la Tevere Tpl si aggiudicò un bando da 400 milioni per i servizi accessori dell’ Atac (la gestione delle linee periferiche notturne).
Il lodo arbitrale con cui si è scelto di “risolvere” la disputa sorta tra le parti, nel 2010, ha condannato l’Atac al pagamento di oltre 100 milioni. Come riporta il Messaggero, il Comune di Roma aveva scelto inizialmente di transare, offrendo la cifra di 65 milioni. Ma l’ex assessore alla mobilità, Antonello Aurigemma, sospese la transazione già messa in bilancio per chiedere il parere dell’Avvocatura del Campidoglio. Il risultato, anche a seguito dell’avvicendamento politico, è stato il mancato pagamento della somma pattuita, che nel frattempo è lievitata fino a raggiungere i 115 milioni. Dopo una sentenza della Corte d’appello, che ha confermato il verdetto del precedente lodo arbitrale, la resa dei conti è infine arrivata.
Ignazio Marino tenta di correre ai ripari: nel corso della giornata di ieri, il sindaco di Roma ha presentato una memoria difensiva presso la Procura di Roma, accompagnato dall’assessore ai Trasporti Guido Improta. Indice puntato sulle scelte della precedente amministrazione, accusata di non essersi opportunamente attivata “per contestare il lodo”, tantomeno per “per scrivere nel bilancio comunale le risorse necessarie per il pagamento”.
In serata è arrivata la replica di Alemanno, che ha sottolineano l’obbligo di adeguarsi alla sentenza emessa dalla magistratura civile, evidenziando pure il fatto che la somma da pagare sarebbe dovuta ricadere nella gestione commissariale insediatasi nel 2008. Un botta e risposta tutt’altro che inedito, quello tra l’attuale sindaco di Roma e il suo predecessore. Uno scontro tra “titani” in cui è difficile scegliere il vincitore, visto che entrambi i duellanti vantano un ragguardevole curriculum di pasticci.
L’unica certezza è che il default incombe più che mai sull’ Azienda per la mobilità di Roma Capitale. Un’azienda zavorrata da anni di cattiva gestione, nonchè dai più recenti scandali di parentopoli e dei biglietti clonati. Una storia ripetitiva, purtroppo, che sembra dimostrare ancora una volta l’inadeguadezza e l’inefficienza di politici, dirigenti e amministratori. L’ennesimo emblema di un fallimento che in questo caso potrebbe avere conseguenze clamorose: bloccare il servizio di trasporto pubblico per 3 milioni di cittadini.