Attacco terroristico a Milano: ferito un militare

Un immigrato clandestino yemenita ferisce al collo un militare e grida "Allah Akbar". Milano piomba nella paura.

Un attacco terroristico di tipo islamista ha scosso ieri il centro di Milano ed è stato ferito un militare, sotto gli occhi di decine di passanti.

Mahamad Fathe, immigrato yemenita ventitreenne, ha aggredito il caporal maggiore dell’esercito Matteo Toia di 34 anni.

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Il militare era di guardia in piazza Duca d’Aosta, davanti alla stazione centrale, nell’ambito dell’operazione “strade sicure“.

Il giovane yemenita ha colpito Toia alle spalle, per non dargli il tempo di difendersi, con un fendente di forbice al collo ma per miracolo le sue condizioni non sono gravi.

Attacco terroristico a Milano: ferito un militare. I contorni diventano più inquietanti

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Alcuni turisti, probabilmente russi, hanno filmato la scena mentre riprendevano la zona con i telefonini per ricordo.

L’immigrato ha urlato più volte “Allah Akbar” ed è stato arrestato con l’accusa di attentato terroristico, lesioni, violenza e resistenza a pubblico ufficiale.

Il pm Alberto Nobili, responsabile del pool dell’antiterrorismo della Procura di Milano, ha interrogato Mahamad Fathe dopo l’arresto e ha raccolto dichiarazioni inquietanti.

L’immigrato ha infatti ammesso di aver attaccato il militare perché sperava di ucciderlo e di morire subito dopo per “raggiungere il paradiso di Allah”.

Attacco terroristico a Milano: chi è l’aggressore.

L’uomo è clandestino perché il suo permesso di soggiorno è scaduto ma non ha lasciato l’Italia, covando un crescente odio verso la nostra cultura e stile di vita.

Le indagini vogliono stabilire se sia un militante islamico legato a una rete o abbia agito da solo con l’aggravante di un disturbo mentale.

Secondo le informazioni del giornale.it,  i carabinieri della compagnia radio mobile avevano già denunciato Mahamad Fathe per minacce e resistenza a pubblico ufficiale.

Una vecchia conoscenza della polizia che ha scelto la causa integralista islamica per trasformarsi in terrorista e martire.

La prevenzione non elimina il rischio

L’Italia, solitamente immune dagli accoltellamenti di fanatici religiosi, pensava di poter sfuggire ancora agli attentati che hanno insanguinato gli altri Paesi.

I  media europei hanno riconosciuto la nostra esperienza nel contrastare il terrorismo che si è perfezionata combattendo le Brigate Rosse prima e la mafia dopo.

Ma l’aggressione al militare ha messo anche noi italiani di fronte al problema degli attacchi terroristici, nonostante la prevenzione che facciamo da anni.

Il sistema di sicurezza italiano

L’addestramento congiunto dei Nocs della Polizia e GIS dei carabinieri si è rafforzato con la creazione delle aliquote di pronto impiego (API) dell’Arma.

Queste unità garantiscono un controllo più capillare del territorio e l’intervento di reparti addestrati a fronteggiare i terroristi ancora prima che arrivino le “teste di cuoio”.

Del resto, i carabinieri del terzo battaglione Lombardia erano sul luogo dell’aggressione e hanno subito placcato e disarmato il giovane yemenita.

Ma il controllo costante non ci protegge da individui pronti ad agire all’improvviso e le zone più degradate sono il terreno di coltura per criminali e aspiranti terroristi.

La stazione centrale di Milano: zona franca per i crimini violenti

Il ferimento del militare si unisce ai tanti casi di aggressioni e violenze che da anni tormentano la stazione centrale di Milano e le immediate vicinanze.

Le file dei senza fissa dimora si sono ingrossate con l’arrivo di troppi immigrati clandestini che non esitano ad aggredire, rubare e spacciare droga.

L’aggravante integralista islamica complica una situazione sempre più difficile e anche l’aggressore yemenita appartiene a questo sottobosco di disperati.

Il degrado nella zona intorno alla stazione è conosciuto da anni e le inchieste giornalistiche puntano il dito sulla mancanza d’interventi che risolvano la questione una volta per tutte.

Residenti e viaggiatori si sentono minacciati da aggressioni e borseggi, segnalano il problema continuamente, ma senza risultati.

Le reazioni politiche

Com’era prevedibile, le reazioni indignate hanno coinvoltoanche i politici.

Silvia Sardone, consigliere comunale ed europarlamentare della Lega è perentoria:

“Da tempo denuncio il degrado, l’insicurezza e la criminalità che hanno preso il sopravvento in piazza Duca d’Aosta, ma il Comune fa sempre finta di non sentire ed ecco i risultati.

Se uno di quei balordi extracomunitari che popolano la zona della stazione Centrale arriva a colpire da dietro e senza motivo un uomo dell’esercito, significa che il tanto decantato modello Milano non esiste.

Sala e compagni come fanno a non accorgersi che quest’area è completamente fuori controllo? Deve morire qualcuno prima che si sveglino?”.

Le fa eco Alessandro Morelli, capogruppo del Carroccio a palazzo Marino:

“Le aggressioni in Stazione Centrale sono all’ordine del giorno.

Ci chiediamo se sia questa l’idea di integrazione della sinistra milanese, impegnata in operazioni mediatiche, ma lontana anni luce dalla sicurezza che richiederebbe una grande città come Milano”.

“A marzo un libico accoltellava a caso i passanti nella galleria, solo a luglio dei carabinieri furono feriti durante una rissa tra stranieri…”.

L’escalation delle aggressioni riguarda ora anche l’integralismo islamico che agisce come un detonatore sulle menti più suggestionabili.


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