La famiglia Ciontoli ha fatto ricorso in Cassazione per l’omicidio di Marco Vannini. Padre, madre e i due figli chiedono l’attenuazione della pena, già notevolmente ridotta in primo grado, da 14 a 5 anni ad Antonio Ciontoli, sottufficiale della Marina e la condanna a tre anni, per la moglie, il figlio e la figlia del militare che nel 2015 sparò, in circostanze mai del tutto chiarite, al 21enne di Cerveteri. L’omicidio era stato derubricato da volontario in colposo.
La difesa chiede l’esclusione dell’aggravante
La difesa della famiglia Ciontoli chiede l’esclusione dell’aggravante della colpa cosciente. Mentre per la moglie e i figli si chiede la riqualificazione del reato in favoreggiamento e in subordine in omissione di soccorso. Tutta la famiglia Ciontoli per la corte d’Appello hanno in qualche modo avuto un ruolo nella tragica morte del giovane.
L’omicidio nel maggio del 2015
I fatti risalgono al maggio del 2015:Marco Vannini, secondo l’accusa, fu lasciato per tre ore agonizzante con la complicità dell’intera famiglia del sottufficiale e le sue condizioni peggiorarono fino a morire. Il ragazzo si trovava in casa della fidanzata e si stava facendo un bagno nella vasca, quando entrò Ciontoli per prendere da una scarpiera un’arma. Partì un colpo che ferì gravemente il ragazzo. Vannini venne portato al pronto soccorso di Ladispoli dopo un’ora dallo sparo quando era già agonizzante. Le sue condizioni erano disperate il proiettile infatti, aveva provocato gravi ferite interne.
La famiglia Ciontoli ai soccorritori avevano detto una serie di bugie:che il giovane era scivolato dopo che aveva avuto un attacco di panico e che si era ferito con un pettine. Il militare Ciontoli ammise che il giovane era stato colpito, per errore, da un proiettile, solo davanti al medico di turno. Il proiettile aveva colpito gravemente il cuore e i polmoni facendo perdere oltre due litri di sangue. Ma secondo i periti del tribunale se fosse stato trasportato subito in ospedale probabilmente il giovane si sarebbe salvato.