C’è davvero del marcio in Danimarca? La verità sulla giraffa Marius

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Una giraffa di 18 mesi, di nome Marius, è stata uccisa con un colpo alla testa allo zoo di Copenaghen, di fronte ad una folla di visitatori, tra cui anche dei bambini. La sua colpa? Quella di essere un surplus, di rappresentare un sovrannumero con conseguente pericolo di incesto tra giraffe. La stessa fine rischia di farla anche un’altra giraffa, in un altro zoo danese.

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Agli occhi italiani la faccenda risulta piuttosto imbarazzante. In effetti l’uccisione di una giraffa non è da tutti i giorni. Ma dal riconoscere che è un passo azzardato ma necessario, al condividere link mediante social network con le scritte “Danimarca, il paese più malato de’Europa” e “RIP piccolo Marius, i nostri pensieri sono con la tua mamma”, ne passa di differenza.

Purtroppo Facebook è un mezzo visivo, conciso, in cui si preferisce il colpo d’occhio al contenuto. Quindi molte delle persone che hanno giustamente protestato contro l’uccisione di un animale, non sono al corrente di alcune circostanze.

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In primis la giraffa (non “il piccolo Marius”) non è stata uccisa di fronte ai visitatori. Un pubblico ha pagato per poter vedere lo smembramento della giraffa da parte dei veterinari, con la spiegazione didattica dell’anatomia dell’animale: un po’ come succedeva una volta, quando si sezionavano le rane in classe. Curioso che molti americani si mobilitano per questa causa, quando loro sono soliti sezionare animali nelle scuole.

In secondo luogo la giraffa non poteva essere spostata. Nessuno degli zoo che ne ha fatto richiesta, mosso da impulso caritatevole, poteva prendersene cura, in quanto o non disponeva delle strutture adeguate oppure non erano regolamentati per legge: tutti gli zoo dell’Unione Europea, infatti, hanno una legislazione molto rigida che non permette questo tipo di accordi.

Lasciarla libera? Impossibile. Anche volendo lasciar solo nella Savana un cucciolo di giraffa nato in cattività, gli Stati Africani non lo permetterebbero.

Conoscendo i danesi, considerati il popolo più felice della Terra, con un rispetto degli animali culturalmente radicato da millenni, capiamo che la rabbia che si sta levando in questi giorni dalla Danimarca è perfettamente comprensibile.

Facebook, da buon guardiano della morale altrui, ha subito cominciato a far circolare la solita propaganda non animalista, ma ipocrita. Uomini che si lamentano di una giraffa data in pasto ai leoni, quando in realtà essi stessi mangiano altri animali. I cavalli con una zampa rotta vengono abbattuti al Palio di Siena, eppure nessuno crea delle vere e proprie petizioni per far chiudere questa competizione, come succede per lo zoo di Copenaghen. Subiscono maltrattamenti per poi venir abbattuti a causa di un errore umano.

Nessun Paese può elevarsi a giudice del comportamento di un direttore di zoo, se a sua volta possiede degli zoo nel suo territorio oppure applica ancora la pena di morte nei confronti dei propri simili. Nessuna persona può chiedere di chiudere uno zoo “per principio etico” se porta i figli a vedere gli elefanti al circo e scatta loro una foto con la scimmietta.