Corea del Nord: aumenta la tensione politica nell’area

L'interventismo politico in Corea del Nord di Kim Yo Jong, sorella del presidente Kim Jong-un, alimenta l'escalation con Seul dagli esiti imprevedibili

La Corea del Nord appare in preda a un escalation che aumenta la tensione politica nell’area e provoca la reazione del governo di Seul, alle prese con le mosse di un avversario aggressivo e difficile da interpretare.

Nuovi colpi di scena

Secondo la ricostruzione su Inside Over del giornalista Federico Giuliani, la tensione improvvisamente salita alle stelle con Seul deriva dalla situazione politica di Pyongyang che sembra evolversi verso una gestione in tandem del potere tra Kim Jong-un e sua sorella Kim Yo Jong.

- Advertisement -

In altre parole, Kim Jong-un, figlio di Kim Jong-il e nipote di Kim Il-sung, il “grande leader” della repubblica Popolare Democratica di Corea, è il terzo presidente della dinastia, ma si trova al fianco la sorella, che ha svolto un ruolo defilato dietro le quinte nella gestione dei negoziati con Seul e Stati Uniti, comparendo anche negli incontri ufficiali con Donald Trump, per poi conquistare il centro della scena dopo la misteriosa scomparsa del fratello lo scorso aprile.

La tensione improvvisa e crescente con Seul

In effetti, molti hanno pensato che Kim Jong-un fosse in gravi condizioni, forse dopo un intervento chirurgico, o addirittura morto. In ogni caso, il suo ritorno non ha eliminato tutti i dubbi, alimentando il sospetto che Kim Yo Jong punti a tenere direttamente le redini del potere.

- Advertisement -

Ufficialmente, Kim Yo Jong è vicedirettrice del dipartimento Fronte Unito del partito del lavoro, ma il suo peso politico ha continuato ad aumentare in questi ultimi mesi, tra apparizioni e minacce ai vicini sudcoreani.

In effetti, le sue dichiarazioni in un comunicato ufficiale non annunciano tempi tranquilli nel rapporto fra i due Paesi divisi dal 38esimo parallelo: “Sento che è giunto il momento di rompere con le autorità sudcoreane. Prossimamente intraprenderemo la prossima azione”, il che non escluderebbe le iniziative militari.

- Advertisement -

La strategia di Kim Yo Jong

La sorella di Kim Jong-un è quindi decisa a ritagliarsi un ruolo da regista tra le probabili faide interne ad un regime che nasconde gelosamente i suoi segreti. Tuttavia, la giovane dirigente cerca di legittimare il suo crescente interventismo politico con una giustificazione istituzionale:

Esercitando il mio potere autorizzato dal Capo supremo, dal nostro Partito e dallo Stato, ho dato istruzioni alle divisioni del dipartimento incaricato degli affari con il nemico di svolgere con decisione la prossima azione…Il diritto di intraprendere la prossima azione contro il nemico sarà affidato allo stato maggiore del nostro Esercito”.

Di conseguenza, sembra che il fratello sia ormai un presidente ridimensionato dalle iniziative della sorella che sta tessendo una trama pericolosa, ma attentamente studiata, per mettere in difficoltà la Corea del Sud, ritenuta la responsabile per l’ennesimo lancio verso il Nord di palloni aerostatici contenenti messaggi inneggianti alla libertà, ad opera dell’associazione privata Fighters for a Free North Korea.

La risposta di Kim Yo Jong non si è fatta attendere, riportando la regione in un clima da guerra fredda, accompagnato da manifestazioni patriottiche, attraverso il blocco delle visite turistiche del monte Kumgang, il ritiro dall’accordo militare fra le due Coree e la definizione di “nemico” riferita a Seul.

L’esplosione di Kaesong e l’allerta militare del Sud

La sfida aperta di Pyongyang si è infine concretizzata con l’esplosione che ha distrutto l’ufficio di collegamento intercoreano di Kaesong, istituito a settembre 2018 per facilitare la cooperazione tra i due Paesi dopo i colloqui al vertice tra i leader.

Altra complicazione riguarda lo stato di allerta delle forze armate nord coreane, che sembrano pronte a rischierarsi a ridosso della fascia smilitarizzata del 38esimo parallelo, dopo che i due governi avevano notevolmente ridotto i contingenti, come segno di buona volontà nel 2018.

Il tutto è condito da proclami più o meno bellicosi rilanciati dall’agenzia ufficiale di stampa nord coreana Knca, che ha costretto il presidente sud coreano Moon Jae In a convocare una riunione di emergenza per studiare le prossime mosse politiche e militari, dato che l’esercito di Seul ha già ricevuto l’ordine di intensificare l’attività di sorveglianza e monitoraggio lungo il confine.

La delicata partita a scacchi tra le due Coree

Non c’è dubbio che l’improvvisa escalation nelle provocazioni nord coreane mettono il Sud in una posizione delicata e di fronte a un bivio pericoloso: continuare le iniziative diplomatiche ignorando le provocazioni significa trattare con un interlocutore deciso a fare la voce grossa per alzare la posta.

La seconda opzione consiste invece nel rafforzare lo schieramento bellico vicino alla zona smilitarizzata, aumentando il rischio di incidenti e schermaglie, a vantaggio della propaganda interna nord coreana che coglierebbe la palla al balzo per atteggiarsi a vittima e invocare una mobilitazione patriottica.

In ogni caso, il ministro della difesa ha dichiarato che Seul risponderà con forza se la Corea del Nord dovesse far peggiorare la situazione rifiutandosi di interrompere le provocazioni militari o fosse responsabile di attacchi.

Le motivazioni della Corea del Nord

Al di là del ruolo politico crescente di Kim Yo Jong, le ipotesi su questo improvviso cambio di passo sono parecchie e da approfondire nei prossimi giorni quando la strategia di Pyongyang sarà più delineata:

  • Il Nord cerca una crisi diplomatica per costringere Seul a sedersi a un tavolo e ottenere aiuti vitali per sostenere l’economia in probabile difficoltà dopo la pandemia di Covid-19, anche se ufficialmente il governo “nega” qualsiasi contagio
  • Soffiare sul fuoco del nazionalismo militare è una vecchia carta che i regimi giocano proprio per distogliere l’attenzione dai problemi interni
  • La sorella di Kim Jong-un intende rafforzare la sua posizione politica nella nomenklatura e sulla scena internazionale, anche a costo di scatenare episodi bellici, magari circoscritti e propagandistici
  • Secondo alcuni, Kim Yo Jong si esporrebbe sotto i riflettori con toni provocatori e nazionalisti solo per mantenere il fratello più defilato e rilanciarlo sulla scena diplomatica al momento opportuno da una posizione di forza
  • Per altri, al contrario, l’interventismo della sorella di Kim Jong-un avrebbe scompaginato completamente gli equilibri interni alla dirigenza nord coreana, approfittando dell’assenza del presidente.

I convitati di pietra internazionali

In ogni caso, i convitati di pietra internazionali, cioè Cina e Stati Uniti, non potranno assistere passivamente all’evolversi della situazione. Per questo motivo, Pechino sta provando a gettare acqua sul fuoco, in qualità di referente e principale alleato di Pyongyang, attraverso le dichiarazioni di Zhao Lijian, portavoce del ministro degli Esteri di Pechino, che auspica il pieno raggiungimento di pace e stabilità nella penisola coreana, rimarcando che le due Coree appartengono alla “stessa nazione“.

Gli Stati Uniti, da parte loro, sono alle prese con questo nuovo scenario politico, dato che Donald Trump è il protagonista degli storici incontri con il leader nord coreano e ha usato spesso parole amichevoli verso Kim Jong-un.

Ora però il Tycoon si trova di fronte all’interventismo bellicoso della sorella, che è una protagonista di crescente spessore in Corea del Nord, ma ancora in gran parte da decifrare per le autorità politiche e militari di Washington.