In base a quanto riportato oggi dall’immunologo clinico Francesco Le Foche, sarebbe stato scoperto un anticorpo umano da usare come immunoterapia. Non si sa ancora con certezza se sviluppi anticorpi di protezione ma sembra, ugualmente, capace di ridurre la potenza virologica del Coronavirus, diminuendone le sindromi.
In ogni caso, il lavoro fatto dai ricercatori olandesi è da considerare un grosso passo in avanti.
Lo studio
In un studio pubblicato su Nature Communications l’altro ieri, infatti, un team di ricercatori provenienti dall’Università di Utrecht, dal Centro Medico Erasmus e dall’Harbour BioMed (HBM), ha annunciato di aver scoperto degli anticorpi capaci di bloccare nelle cellule l’infezione dal virus SARS-CoV-2.
Si tratta proprio di un anticorpo monoclonale umano che, in base a quanto riportato dai ricercatori: “Ha il potenziale per alterare il decorso dell’infezione nell’ospite infetto, supportare la clearance del virus o proteggere un individuo non infetto che è esposto al virus“.
Un anticorpo neutralizzante per un’immunoterapia passiva
Le Foche poi, ha sottolineato l’importanza dei progressi effettuati con questo anticorpo monoclonale creato in laboratorio, precisando comunque che non ci si può sbilanciare, cercando il più possibile di restare “cauti“. Resta il fatto che questa sia “una notizia importante“- aggiunge l’immunologo – “perché è un anticorpo che si può riprodurre continuativamente in laboratorio“.
Francesco Le Foche, poi, ha anche precisato che questo sia un anticorpo già creato e studiato ai tempi della Sars ma non fu mai applicato perché l’epidemia terminò prima. L’immunologo è del parere che possa accadere lo stesso anche stavolta, o almeno lo spera, ma comunque reputa l’anticorpo “un ausilio fondamentale“.
Come agisce questo anticorpo
Durante l’intervista ai microfoni di Rai Radio2, Le Foche ha anche spiegato come agirebbe l’anticorpo sul virus. Ha precisato che non è da considerare un vaccino ma un anticorpo neutralizzante da usare come immunoterapia passiva. Così come descrive l’immunologo: “Questo anticorpo si lega all’arpione del virus e non permette all’arpione del virus di agganciare la cellula“.
Egli definisce questo processo molto simile a quello effettuato dal plasma ma, a differenza di esso – fa notare Le Foche “E’ fatto in laboratorio e con gli anticorpi selettivi, che funzionano”. Poi ha continuato: “E’ un progresso fondamentale perché può essere utilizzato come anticorpo neutralizzante ed essere attivo su questo virus, perché è specifico“.