Elezioni USA: i “negazionisti!” di Biden Presidente

Queste le tesi che lo staff di avvocati, con Rudolph Giuliani alla testa, tentano di confermare con prove indiscutibili

L’elezione di Joe Biden quale prossimo Presidente degli Stati Uniti pare oramai cosa certa, anche se formalmente nessuno l’ha ufficialmente dichiarata. Le polemiche sui brogli non si fermano e gli avvocati di Donald Trump, coordinati da Rudolph Giuliani, sono al lavoro per trovare prove delle loro contestazioni. Ma quali sono questi sospetti? Ecco la ricostruzione dei fatti, secondo gli avvocati di Trump, che deve trovare prova.

Il software Dominion

La strategia ha avuto inizio fin dal primo giorno del mandato a Trump con una campagna di diffamazione nazionale e a livello mondiale. Il nuovo inquilino della White House è stato dipinto come immorale, pericoloso, guerrafondaio e amico della lobby delle armi, razzista con l’idea della supremazia bianca. Contemporaneamente si è pensato al giorno delle successive elezioni. Secondo lo staff di Rudy Giuliani, il software “Dominion“, scelto per il conteggio elettronico dei voti e con i server i Germania, ha quale azionista di maggioranza della società Paul Pelosi, marito di Nancy Pelosi, elemento di spicco dei Democratici e Presidente della Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti. Anche la fondazione di Bill Clinton fa parte degli azionisti. La Dominion Voting Systems Corporation ha sede a Toronto in Canada ed anche questa scelta è stata fatta pensando che una società in un altro Stato avrebbe comportato difficoltà per i controlli federali.

Il software ha avuto strani “glitch”, attribuendo ai democratici voti espressi per Trump, ma con una percentuale che poteva passare inosservata perché non decisiva. La previsione dei Democratici era quella che Biden avrebbe vinto con un largo consenso e questo accorgimento doveva servire solo a consolidare la vittoria di Biden. Al momento, non ci sono prove per nessuna di queste affermazioni.

La dichiarazione ufficiale della CISA

Il 12 novembre 2020, la CISA ha rilasciato una dichiarazione che ha confermato “non ci sono prove che un sistema di voto abbia cancellato o perso voti, cambiato voti o sia stato in qualche modo compromesso“. La dichiarazione è stata firmata da vari funzionari del governo e del settore elettorale, inclusi i presidenti dell’Associazione nazionale dei direttori delle elezioni statali e dell’Associazione nazionale dei segretari di Stato

L’algoritmo del Dominion non è sufficiente

I Democratici non avevano creduto ad un recupero di Trump dopo quattro anni d’informazione a tamburo battente contro di lui e, di conseguenza, ne era scaturita una sottostima del consenso dell’attuale Presidente negli Stati “Blu”. L’algoritmo, settato per la trasformazione di voti concessi a Trump che si sono trasformati in favore di Biden, si è dimostrato insufficiente. Scatta un piano diabolico, sempre secondo lo staff di Rudolph Giuliani.

Più voti che votanti

Durante la notte, con le sedi elettorali chiuse e i rappresentanti di lista repubblicani tornati a casa, arrivano furgoni che scaricano scatole di cartone colme di schede e gli scrutinatori in forza ai democratici si mettono a barrare la casella “Biden”. Per la fretta hanno tracciato la “X” solo su questa e tralasciato quella relativa a Camera e Senato. In tutte le votazioni alcuni elettori scelgono solo il Presidente e lasciano in bianco le altre preferenze. Statisticamente questi voti incompleti rappresentano circa un 3%; in questa elezione hanno raggiunto il 18%! Naturalmente, questo trucco lascia traccia di sé e infatti in alcuni Stati chiave si registrano più voti che votanti.

La protesta divampa nel bisbiglio dei media

I sostenitori di Trump sono scesi in piazza a Washington: non ci stanno ad avere come Presidente un politico di professione che ha vinto con la frode e non si comprende chi l’abbia appoggiato in modo così energico e per quale ragione. In America la discussione è vivace, anche se i network americani in maggioranza, e di conseguenza quelli di tutto il mondo, minimizzano la protesta e propongono la tesi di un Presidente infantile e capriccioso che non vuole accettare la sconfitta. Questa discussione avviene anche tra coloro che non si sono recati alle urne o sono di fede democratica. Ne va della fiducia nei confronti del sistema, di ciò che ha eletto gli Stati Uniti a più grande democrazia della civiltà occidentale e garante di libertà e giustizia per tutti.

Massimo Carpegna

Massimo Carpegna
Massimo Carpegnahttp://www.massimocarpegna.com
Docente di Formazione Corale, Composizione Corale e di Musica e Cinema presso il Conservatorio Vecchi Tonelli di Modena e Carpi. Scrittore, collabora con numerose testate con editoriali di cultura, società e politica.