In una piccola frazione di Cuneo, Ronchi, il mercato all’ingrosso del bestiame è rimasto come era prima dell’arrivo della modernità e dell’euro, tutto si basa ancora sulla fiducia reciproca e sulle strette di mano e i prezzi sono rimasti in lire. La vecchia lira, che tutti credevamo scomparsa con l’arrivo dell’euro, qui resiste ancora e nessuno ha intenzione di abbandonarla.
Macellai ed allevatori vengono da tutta Italia e anche dalla Francia in questo che è il più importante mercato del bestiame del nord delle penisola, ogni lunedì mattina all’alba, e subito iniziano le contrattazioni. I prezzi sono uguali a quelli di trenta anni fa: i parte da 1200 lire al chilo per gli esemplari meno pregiati e si arriva fino a 8000 lire al chilo per i vitelloni.
L’atmosfera che si respira in questo mercato è quella dell’Italia autentica, in cui le relazioni umane erano più importanti della tecnologia e dei soldi e la fiducia reciproca era considerata quasi sacra. Oltre alle contrattazioni vere e proprie allevatori e commercianti di animali possono usufruire di tutta una serie di servizi all’avanguardia: pesatura di animali e automezzi, lavaggio e disinfezione dei mezzi per il trasporto degli animali, impianti di macellazione, stalle attrezzate, sale ristoro, sale conferenze e tanto altro ancora.
Ma non bisogna pensare che le lire si usino perché gli allevatori non hanno saputo adeguarsi all’euro: quello che conta è soprattutto la convenienza, perché i prezzi in lire sono ridotti della metà rispetto a quelli in euro e questo è un grande risparmio per i commercianti che già risentono del periodo di crisi.
Purtroppo anche questo piccolo angolo di Italia autentica rischia di scomparire per sempre, insediato dalla modernità e dalla nuova tecnologia che azzerano i rapporti umani in nome di un profitto più elevato. Anche le lire gelosamente custodite da chi frequenta il mercato presto rimarranno solo cimeli da esporre nell’album dei ricordi che si tramanda alle nuove generazioni.