La Corte Costituzionale ha bocciato la legge voluta dal governo Monti nel 2011 che anticipava di tre mesi il termine massimo per la conversione delle vecchie lire in euro. Secondo una recente stima nelle case degli italiani ci sarebbero ancora lire per un valore corrispondente a circa 1,5 miliardi di euro, un autentico tesoretto. A portare la questione del cambio lira-euro alla Consulta è stato un procedimento aperto nell’aprile 2014 presso il tribunale di Milano da un gruppo di risparmiatori che, non avendo potuto cambiare le loro lire nelle filiali della Banca d’Italia, avevano chiesto il pagamento del controvalore in euro insieme ad un cospicuo risarcimento danni.
La legge voluta dall’allora governo Monti aveva anticipato il tempo massimo per il cambio delle valute di tre mesi, dal 28 febbraio 2012 al 6 dicembre 2011, e aveva ordinato che tutte le lire non ancora convertite fossero versate immediatamente all’erario e aggiunte al fondo per l’ammortamento dei titoli di Stato. Questo, secondo la Suprema Corte, avrebbe leso il diritto dei cittadini italiani a cambiare i propri risparmi nei limiti fissati dalla legge. Nella sentenza si legge che: “Il fatto che, al momento dell’entrata in vigore della disposizione censurata, fossero già trascorsi nove anni e nove mesi circa dalla cessazione del corso legale della lira non è idoneo a giustificare il sacrificio della posizione di coloro che, confidando nella perdurante pendenza del termine originariamente fissato dalla legge, non avevano ancora esercitato il diritto di conversione in euro delle banconote in lire possedute“. La Corte non giustifica nemmeno l’esigenza di porre freno all’aumentare del debito pubblico perché non sarebbero stati operati adeguati bilanciamenti tra le esigenze dello Stato e il grande sacrificio imposto ai cittadini che non avevano ancora cambiato le lire nella nuova valuta europea.
Secondo Federcontribuenti gli esperti del Ministero dell’economia e della Banca d’Italia dovrebbero riunirsi a breve per decidere se e a chi consentire una tardiva conversione, ma è molto probabile che alla fine sarà consentito il cambio solamente a coloro che possano dimostrare di avere cercato di convertire i propri risparmi in euro nel periodo in cui era ancora possibile farlo secondo la legge iniziale.