Intervista a Ilham Mounssif, il ritorno alla normalità di Wuhan VIDEO

Cultural Ambassador racconta il Covid a Wuhan

La comunicazione verbale tra persone pare esser diventata un tabù insieme alle restrizioni antiCovid che sembrano coincidere con il distacco sociale verificatosi negli ultimi mesi post lockdown. Ma sui social la comunicazione è presente. Tra le varie ricerche si passa dalla panacea antiCovid alla gestione alternativa dei sintomi. Recentemente una percentuale rilevante di persone si è interessata al luogo dove nacque il virus, ovverosia Wuhan. Quest’ultimo è una bellissima cittadina situata nella Cina centrale che è stata portata alla ribalta per via dell’associazione con il Covid o Coronavirus.

Da quel lontano marzo 2020 e dopo tante amarezze dovute alle ingenti vittime da Covid, la cittadina di Wuhan è nuovamente caduta nell’oblio con l’etichetta di luogo di nascita del Covid. Intanto nel mondo tra un susseguirsi di lockdown e strategie per fronteggiare tale pandemia, si ritorna a nominare Wuhan.

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A farlo è una giovane Ilham Mounssif, di anni 25 anni, che si presenta così “vivo in Cina da fine anno scorso impegnata in un programma di Cultural Ambassador per il quale sono insegnante. Da febbraio racconto la situazione Covid-19 in Cina“. E passeggiando nelle strade di Wuhan posta diversi video della quotidianità nella cittadina.

Intervista a Ilham Mounssif

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Ci può raccontare la quotidianità di Wuhan? Il ritorno alla normalità è stato graduale?

R – Il ritorno alla normalità è stato sì graduale. C’è stato un lungo lockdown di 76 giorni rispetto al resto della Cina dove il lockdown è terminato a fine marzo. Si poteva tranquillamente uscire. Festeggiare la Pasqua serenamente. Le scuole sono riprese la prima settimana di aprile ma per Wuhan le varie riaperture sono state fatte step by step fino a poi ritrovarsi poco prima dell’estate a rivivere la normalità.

In alcune immagini delle vie illustrate dove risiedono vari uffici si vede ancora qualcuno che indossa la mascherina. Pertanto ci si chiede, il COVID-19 c’è ancora e si è preferito adottare il metodo dell’immunità di gregge? Oppure cosa?

R – È assurdo pensare al concetto d’immunità di gregge. Le mascherine si usano nei mezzi, dove sono obbligatorie nonché nei luoghi turistici e negli uffici. Le persone non si creano problemi ad usarla anzi. Dopo il coronavirus c’è più sensibilità all’uso della mascherina anche per un semplice raffreddore. Tutto molto normale.

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Tra le persone sente parlare di Covid al passato oppure ancora si teme un’ulteriore ondata?

R – Le persone con cui ho parlato sono liete del fatto che il peggio sia passato proprio perché la strategia ha funzionato. Non si teme una seconda ondata perché in Cina non ci sarà modo di verificarsi una seconda o terza ondata se si controllano i focolai sul nascere impedendo così lo sviluppo della malattia. Tuttavia è chiaro che i contagi di ritorno non siano esclusi però c’è un piano d’intervento efficace, tempestivo, aggressivo e sono fiduciosi

Si legge dai post Instagram del suo profilo che per tenere a bada il virus si è passati da un lungo lockdown nazionale a lockdown territoriali ma costantemente al tracciamento. A tal proposito le chiedo: per il tracciamento si eseguono anche i tamponi oppure ci sono altre tecniche?

R – Il tampone è diverso dal tracciamento poiché si basa sulla verifica della presenza del virus. Il tracciamento si fa a prescindere. Si è iniziato con il tracciamento prima delle riaperture. Banalmente è un estensione dell’applicazione Alipay dove s’inseriscono i propri dati, i luoghi visitati negli ultimi 14 giorni e poi viene generato automaticamente un codice QR Code verde, giallo o rosso. Verde puoi andare ovunque. Giallo devi attendere un eventuale tampone se sei stato in un luogo dove c’è stato un focolaio. Rosso ovviamente non puoi uscire e ha interessato anche le persone rientrate dall’estero.

Cosa è successo in seguito al laboratorio di Wuhan, accusato a suo tempo per aver dato i natali al virus?

R – Il laboratorio di Wuhan è l’istituto di Virologia dove ci sono tanti ricercatori. È aperto e gli studenti vanno e vengono perché è parte dell’università di Wuhan. In quanto a ciò che si è raccontato della creazione del virus in laboratorio, restano solo delle speculazioni.

Si ringrazia Ilham Mounssif per l’intervista concessa.