Moshen Shekari era un giovane 23enne iraniano. E’ stato giustiziato ieri dalla Repubblica Islamica.
Il ragazzo era stato fermato il 25 settembre 2022, in seguito alle manifestazioni per la morte di Mahsa Amini, condannata per avere indossato male il velo. Secondo le ricostruzioni, il 23enne avrebbe bloccato il traffico e colpito un poliziotto, ferendolo ad una spalla.
I giudici avrebbero accertato che Shekari aveva l’intenzione di uccidere con la sua arma di fortuna (un machete), mettendo a repentaglio la sicurezza del popolo. Detto reato si chiama moharebeh (guerra contro Dio) e prevede la pena di morte.
Me Shekari è stato solo il primo. Nei prossimi giorni sono previste condanne a morte per ribellione alle Autorità iraniane. Almeno undici persone sarebbero in procinto di essere giustiziate. Le condanne sarebbero state firmate in due processi: il 30/11 e il 5/12.
Tre dei condannati sarebbero minorenni, accusati di efsad-fil-arz (corruzione sulla terra) e non avrebbero contatti con familiari o avvocati.
Amnesty International e Iran Human Rights hanno lanciato un appello affinché le autorità pongano fine alle esecuzioni e alla repressione politica. Secondo Mahmood Amiry-Moghaddan (rappresentante di Iran Human Rights, con sede a Oslo), si correrebbe il rischio di vedere esecuzioni di manifestanti ogni giorno.
Per contro, è stata smentita la condanna a morte dell’allenatrice di pallavolo e madre di tre figli Fahimeh Karimi, compagna di cella nel carcere di Evin di Alessia Piperno, l’italiana arrestata a settembre e liberata il 10 novembre