Non passa giorno in cui l’Isis non semini terrore e panico intorno a sé. L’ennesimo agghiacciante filmato diffuso, nelle ultime ore, sul web da parte degli attivisti del gruppo “Syria is being slaughtered silently” e ripreso da alcuni media internazionali, ritrae un prigioniero legato ad un palo che viene ucciso con un lanciagranate. Dopo l’atroce esecuzione, i miliziani dello Stato islamico hanno festeggiato la sua morte gridando “Allah è grande” e prendendo a calci il cadavere.
Intanto a Palmira, città della Siria, nonché patrimonio dell’Unesco, caduta nei giorni scorsi nelle mani dei terroristi, è in atto una vera e propria strage di civili. Discordanti, però, sono le notizie che arrivano sul numero delle vittime. Proprio ieri, la tv statale siriana citata dal sito dell’agenzia di stampa britannica Reuters, aveva parlato addirittura di 400 civili uccisi, e a farne le spese sarebbero stati soprattutto donne e bambini. Nella notte però l’Ondus (Osservatorio Nazionale per i diritti dell’uomo) ha fornito un bilancio diverso, per certi aspetti meno drammatico: in nove giorni, da quando l’Isis è entrato per la prima volta nella provincia siriana di Homs, che comprende l’antica città di Palmira, l’esercito jiahidista ha giustiziato 217 persone, tra cui 67 civili. L’Osservatorio siriano per i diritti dell’uomo precisa però che “l’Isis ha giustiziato 67 civili, tra cui 14 bambini e 12 donne” e aggiunge, inoltre, che “sono stati giustiziati, in maggioranza decapitati, 150 soldati, miliziani filo-governativi o presunti informatori del regime. Altri 600 militari, miliziani e civili sospettati di essere agenti delle forze del regime sono stati fatti prigionieri dallo Stato islamico e sulla loro sorte non si sa nulla”. L’Osservatorio Nazionale per i diritti dell’uomo precisa anche, che la maggior parte dei civili uccisi erano accusati di avere nascosto nelle loro case membri delle forze del regime ai quali l’Isis dava la caccia dopo la caduta di Palmira.