L’esercito siriano ha riconquistato la città di Manbij, un altro successo contro il sedicente Stato islamico che ormai ha perso tutto il suo territorio ed è in rotta ma non si ferma di fronte a niente e nessuno.
Dopo la guerra, gli attentati e tutte le difficoltà la città di Manbij è distrutta, non c’è più niente, manca tutto e soprattutto i beni di prima necessità, ma per la prima volta dopo anni la popolazione sta veramente tirando il fiato, sta ricostruendo la propria vita e sta cominciando a riaprire i negozi. I lunghi anni di guerra sono stati terribili ma ora forse c’è la rinascita.
L’arrivo a Manbij
L’esercito siriano è entrato a Manbij, località strategica situata a ovest dell’Eufrate (nordest) controllata dalle forze curde, e da lì ha lanciato la sua offensiva contro il sedicente Stato islamico. Il combattimento è stato molto duro e lungo ma alla fine gli islamisti radicali sono scappati o sono stati fatti prigionieri.
La città di Manbij è strategica per l’esercito siriano, e la sua liberazione è un ottimo risultato per la definitiva sconfitta del sedicente Stato islamico; l’offensiva continua e pur tra tutte le difficoltà sta finalmente dando i suoi frutti.
L’appoggio della Russia
Il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, ha detto che la Russia approva il ritorno sotto il controllo di Damasco dei territori curdi in Siria e in particolare di Manbij. “Senza è un passo positivo verso la stabilizzazione della situazione”, ha detto.
Intanto Mosca ha annunciato che i ministri della Difesa e i ministri degli Esteri di Russia e Turchia si incontreranno domani nella capitale russa per discutere della situazione in Siria dopo il ritiro delle forze americane.
Insomma la Russia è pronta per ritagliarsi il suo ruolo di potenza leader nella regione, sa bene che senza la presenza dei militari americani può diventare l’unica potenza in grado di decidere le sorti del conflitto.