Nagorno-Karabakh, raggiunto cessate il fuoco tra Baku e forze separatiste. Proteste contro il governo armeno a Erevan

Raggiunto accordo per un cessate il fuoco, si attende incontro tra il presidente azero Aliyev e rappresentanti del Nagorno-Karabakh. A Erevan migliaia di armeni protestano contro il governo, Pashinyan accusato di essere "un traditore". Presa di mira anche Mosca

È durata nemmeno ventiquattro ore l’operazione antiterrorismo annunciata dal Ministero della Difesa dell’Azerbaijan in risposta alla morte di diverse truppe azere per mano presumibilmente di mine antiuomo posizionate dalle truppe armene. Le forze separatiste della regione contesa del Nagorno Karabakh hanno annunciato la resa dopo aver trovato un accordo di massima con le forze di pace russe, presenti dalla precedente guerra del settembre-novembre 2020, e quelle azere impegnate sin da ieri in bombardamenti e in tentativi di sfondamento ai danni degli armeni presenti sul territorio.

Colpita principalmente la capitale della repubblica separatista, Stepanakert, da cui oggi migliaia di persone sono evacuate per motivi di sicurezza verso il territorio armeno. Quanto ai feriti e alle vittime, il commissario armeno per i diritti umani Anahit Manasyandi ha detto che a causa dei bombardamenti delle ultime ore sono morte almeno 32 persone, di cui 13 bambini. Sono oltre 200 invece i feriti.

L’accordo è stato raggiunto grazie alle forze di peacekeeping russe, ha detto in una nota il Ministero della Difesa di Baku, e prevede il ritiro delle forze armene all’interno dell’enclave, giuridicamente facente parte della repubblica azera ma popolata a maggioranza da civili di etnia armena, e la consegna delle armi da parte delle forze separatiste. A Yevlach, non lontano da Baku, diverse fonti – tra cui il sito armeno 24News – confermano che il prossimo 21 settembre ci sarà un incontro tra il presidente azero Ilham Aliyev e rappresentanti delle forze separatiste per discutere della reintegrazione della regione all’interno dello stato azero e in conformità con la costituzione del Paese.

Sebbene i bombardamenti siano finiti, anche se diverse fonti citate dallo stesso governo di Erevan confermano ancora attacchi azeri, da parte armena emerge ancora preoccupazione per la possibilità di nuovi attacchi azeri. Lo conferma il presidente Nikol Pashinyan che ha affermato che è “molto importante che il cessate il fuoco venga rispettato“, tuttavia ha continuato dicendo che l’Armenia non è stata coinvolta nella stesura dell’accordo e che è molto probabile che le forze di Baku rimprovereranno a colpire di nuovo obiettivi armeni, anche civili.

In mattinata in Armenia, mentre le contrattazioni tra i separatisti e l’Azerbaijan erano appena cominciate, il Consiglio di Sicurezza del paese ha lanciato l’allarme per le proteste su larga scala da parte di migliaia di cittadini che chiedevano all’esecutivo di Pashinyan di intervenire per sedare l’escalation a danni delle forze amiche del Nagorno-Karabakh. Alcune persone hanno tentato di entrare nel palazzo del governo seminando disordine e incontrando la risposta della polizia.

Obiettivo numero uno dei protestanti proprio il presidente, ma gli armeni hanno manifestato veementemente il loro dissenso anche contro la Russia che ha facilitato l’accordo con gli azeri. Nessuna risposta del Cremlino alle accuse armene con diversi media russi che ricordano che il ruolo di Mosca nel Nagorno-Karabakh si basa sul proteggere i civili. Secondo il portavoce Dmitry PeskovMosca attende un colloquio tra il presidente Putin e l’omologo armeno Pashinyan, mentre non ha in programma una telefonata con il presidente Aliyev, ma avverrà se necessario”.