Un nuovo caso di fuga di informazioni e documenti che avrebbero dovuto rimanere top secret alla potentissima agenzia di intelligence statunitense NSA, acronimo di National Security Agency, e sembra che anche in questo caso la talpa sia un analista di geopolitica internazionale e intelligence. Dopo il caso di Edward Snowden, che ha dato inizio allo scandalo Datagate e ha spaccato l’opinione pubblica tra coloro che pensavano che il giovane avesse fatto bene a divulgare i dati per rispetto della trasparenza e coloro che pensavano sarebbe stato meglio tacere per non mettere a rischio la sicurezza nazionale, l’agenzia si trova di nuovo a fare i conti con una fuga di notizie molto pericolosa.
All’interno della NSA vengono custoditi e analizzati documenti e dati molto delicati e sensibili che potrebbero seriamente minare la sicurezza nazionale degli Stati Uniti e anche rendere inutili le strategie contro il terrorismo decise dalla coalizione internazionale se finissero nelle mani sbagliate; il pericolo di nuovi attentati devastanti in Occidente e non solo sarebbe altissimo.
Nel mese di agosto l‘FBI ha arrestato sperando di fare poco clamore e che la cosa passasse inosservata il contractor Harold Thomas Martin, che è accusato di avere reso pubblici on line alcuni documenti molto riservati che parlavano dei metodi che gli agenti segreti statunitensi usano per spiare i device informatici dei leader di Paesi come la Russia e la Cina. Se già con il caso Snowden si venne a sapere che la NSA spiava i telefoni cellulari e i computer di alcuni dei più importanti leader a livello mondiale, con il nuovo caso di fuga di notizie ancora una volta viene confermato che siamo tutti sotto il costante controllo dell’intelligence statunitense.
Ancora più grave è il fatto che Martin lavorava per la stessa agenzia privata di consulenza per cui per anni ha lavorato anche Snowden, la Buzz Allen Hamilton. La trama di quella che pare una intricatissima spy story si infittisce e di sicuro nella vicenda ci saranno altri colpi di scena.