L’Isis non smette la sua corsa distruttiva e continua a far parlare di sé, arrivando stavolta a Palmira. Palmira è caduta. L’antica e preziosa città siriana è finita nelle mani dei miliziani dello Stato Islamico dopo giorni di incursioni e combattimenti.
La conferma arriva dall’Osservatorio siriano per i diritti umani, con sede a Londra e una fitta rete di informatori sul campo. La notizia riceve conferma anche dal tweet dei militanti dello Stato Islamico: il gruppo afferma che le forze in ritirata hanno “lasciato indietro molti dei loro morti”. L’Isis decapita soldati siriani e li abbandona ai bordi delle strade.
Sgomento e tristezza per ognuno di questi atti di violenza perpetrati agli uomini e alla memoria degli uomini. Ci si domanda dove sia l’Unesco. Oltre a provare apprensione per uno dei siti archeologici più importanti, cosa fa esattamente il direttore generale Irina Bokova? E’ stata confermata inoltre la distruzione di alcuni monumenti; molte statue sono state messe al sicuro ma si teme soprattutto per la sorte del museo archeologico al ricordo dell’accanimento nei confronti dei siti di Nimrud e Hatra.
Tutto ciò in cui possiamo sperare è un ultimo, inaspettato slancio di clemenza da parte dei militanti ma la situazione a Palmira è già seriamente compromessa. I jihadisti hanno privato l’area di risorse idriche, corrente elettrica e imposto il coprifuoco totale.
Con la conquista di Palmira l’Isis controlla più della metà del territorio siriano e Damasco, a soli 200 km, conta i giorni che le rimangono…