Passo falso di Greenpeace a Nazca: l’intero Perù è indignato.

LINEE DI NAZCA

“E’ tempo di cambiare! Il futuro è rinnovabile”: questo messaggio, scritto in lingua inglese con lettere di stoffa gialla, è stato lasciato da venti attivisti di Greenpeace nel sito archeologico di Nazca, patrimonio dell’ umanità. Questi fatti risalgono all’8 Dicembre scorso ma la risoluzione dell’incidente diplomatico che hanno causato è ancora lontana.

Con una delle loro classiche azioni pacifiche, incuranti del divieto di accesso al perimetro del sito a causa della sua fragilità, gli attivisti dalla Ong ambientalista volevano lanciare un messaggio ai grandi del mondo riuniti a Lima per discutere di cambiamenti climatici nella XX Conferenza Onu sul clima.
Ma l’azione di Greenpeace non è stata gradita. Il ministero della Cultura ha chiesto alla giustizia di identificare i responsabili dell’azione; il presidente Ollanta Humala ha dichiarato: Greenpeace “ha mancato di rispetto al nostro popolo e alla nostra cultura” violando il monumentale ricordo della civiltà Nazca.

”Siamo dispiaciuti per aver offeso moralmente il popolo peruviano con la nostra azione di protesta”, queste sono le dichiarazioni di Greenpeace a tre giorni dal bliz dei suoi attivisti che, ignari di compiere un’azione che avrebbe potuto compromettere i geoglifi incisi sulla terra tra i 1500 e i 2000 anni fa, si sono trovati nel bel mezzo di un incidente diplomatico.
Dato che Greenpeace aveva dichiarato anche di non aver provocato alcun danno, le autorità di Lima si sono rifiutate di accettare le scuse della Ong in quanto esperti come Ana Maria Cogorno, responsabile di un’associazione per la tutela delle Linee di Nazca, hanno dimostrato, mediante fotografie aeree, che le tracce dell’intervento restano visibili nel sito.
“Ci risulta che questi preziosi reperti non siano stati danneggiati, ma ovviamente Greenpeace intende assumersi la responsabilità per tutti gli eventuali danni al sito che ospita il geoglifo del Colibrì di Nazca.
Ed è a questo scopo che Greenpeace in questo momento sta collaborando con le autorità del Perù, dove è da poco giunto anche il direttore esecutivo di Greenpeace International, Kumi Naidoo…è in corso una indagine…Per quanto ci riguarda, confidiamo … che sia possibile riparare in tempi rapidi ai danni eventualmente accertati al sito.”
Questo è quanto viene pubblicato venerdì scorso nel sito di Greenpeace Italia.

Nell’attesa di conoscere gli sviluppi di questa vicenda non ci resta che sperare che si possa porre rimedio innanzitutto all’inconsapevolezza di quei venti attivisti che hanno calpestato un terreno rimasto miracolosamente inalterato per millenni.