Il ritiro di Minniti e le accuse a Renzi

Minniti non è più in corsa per la segreteria del PD. Renzi si difende dell'accusa di remare contro il suo partito.

Minniti: il mio è un gesto d’amore verso il partito

Marco Minniti ha appena annunciato il suo ritiro dalla candidatura a segretario del Pd. Il leader ne ha spiegato la ragione. Lo scopo di Minniti era quello di unire il Partito Democratico per costruire una valida alternativa al governo attuale che definisce “nazionalpopulista”. La presenza di troppi porterebbe al rischio che nessuno raggiunga il 51%. “Resto convinto in modo irrinunciabile che il congresso ci debba consegnare una leadership forte e legittimata dalle primarie” spiega Minniti in un’intervista a Repubblica “il mio è un gesto d’amore verso il partito”.

Gli altri candidati alla segreteria del PD

La sua candidatura era stata accolta con entusiasmo dalla base. Rimangono in corsa 6 candidati: l’ex segretario del Pd Maurizio Martina, il governatore del Lazio Nicola Zingaretti, Francesco Boccia, Dario Corallo, Cesare Damiano e Maria Saladino.

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Questo di Minniti è il secondo ritiro dopo quello di Matteo Richetti, che ha deciso di sostenere Martina e lanciare insieme a lui la proposta di consultare i tesserati sulle decisioni più importanti. I candidati in corsa non mancano di tirare in ballo l’esponente di spicco del loro partito, Matteo Renzi. Francesco Boccia sostiene di non fidarsi di Renzi. Nicola Zingaretti avverte: “Spero che qualcuno non abbia deciso di distruggere il Pd e stia giocando a un gioco macabro. Non dobbiamo permetterlo. Basta con questo gioco al massacro. Non é il momento di picconare e dividere”.

Matteo Renzi, accusato del ritiro di Minniti

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Matteo Renzi e la frattura del PD.

Continua a sembrare lontana una possibile candidatura di Matteo Renzi. L’ex premier sul suo profilo Facebook ha dichiarato: “Naturalmente c’è sempre qualche fonte che dà la colpa a Renzi…da mesi non mi preoccupo della Ditta PD: mi preoccupo del Paese. Che è più importante anche del PD”. Continua “non farò mai il capo di una corrente. Per me le correnti sono la rovina del PD”, lasciando intravedere una palese disillusione sulla possibilità di un PD unito.

Afferma che “chi vincerà avrà il mio rispetto” e ne approfitta per dare sfogo al suo risentimento verso i compagni di partito “quello stesso rispetto che non ho avuto quando – dopo aver vinto due volte col 70% – sono stato attaccato dal fuoco amico dal giorno dopo. Quello stesso rispetto che non ho avuto quando la mia famiglia è stata trascinata in un fiume di fango su cui pochissimi nel gruppo dirigente hanno avuto il coraggio di esporsi.”

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Sul collegamento tra Minniti e Renzi si è espresso Marco Travaglio. Ospite a Tagadà, il talk politico di La7, il giornalista ha confermato le voci secondo le quali Renzi abbia l’intenzione di formare un nuovo partito. Questo farebbe perdere a Minniti i voti della fronda renziana, senza i quali non otterrebbe la maggioranza netta da lui sperata.

Non sappiamo se il sacrificio di Minniti porterà a un voto unanime, quel che appare chiaro è che il PD è lontano dall’essere unito.