Nella mattinata di oggi, lunedì 30 gennaio una persona si è fatta esplodere nella Moschea di Peshawar, mentre era in corso la preghiera. In quel momento c’erano circa 400 fedeli all’interno del luogo di culto. Nello scoppio sono morte almeno 93 persone e sono rimaste ferite almeno 150, secondo il capo della polizia pakistana Ijaz Khan; il numero dei feriti è stato confermato da un portavoce del Lady Reading Hospital della capitale. Di questi, almeno 15 verserebbero in condizioni gravissime.
Il kamikaze ha fatto esplodere il suo giubbotto in un momento di grande raccoglimento, quando moltissimi poliziotti degli uffici nei pressi della Moschea erano concentrati a pregare. Oltre alle vittime, l’esplosione ha fatto crollare una parte dell’edificio, seminando macerie e distruzione. Khan ha confermato che c’è stata una falla nel sistema di sicurezza, dato che l’attentatore è riuscito a penetrare il cordone della zona Rossa.
Nel pomeriggio il gruppo dei Tehreek-e-Taliban (Ttp) ha rivendicato l’attentato. I talebani pakistani hanno condotto dal 2007 molti attentati contro le forze di sicurezza, ma un episodio di violenza così grave non ha precedenti. I talebani pakistani, che condividono la stessa ideologia di quelli afghani, si sono rinforzati dopo il ritiro delle forze americane e il ritorno al potere dei talebani in Afghanistan nel 2021.
Il Primo Ministro Shehbaz Sharif ha condannato duramente l’attentato terroristico.