Dopo la giornata di sabato in cui centinaia di donne erano state arrestate, anche questa domenica i protestanti sono tornati in piazza per la sesta settimana di fila.
La sesta domenica di proteste
Il 19 settembre oltre 2000 persone si trovavano per le città principali della Bielorussia, in particolar modo a Minsk, dove si è assistito a una grande manifestazione contro il presidente bielorusso.Tra gli arresti effettuati nella giornata di sabato è degno di nota quello di Nina Bahinskaja, 73enne divenuta simbolo e guida del movimento di protesta.
A seguito dell’arresto, durato poche ore, la Bahinskaja aveva esortato i protestanti a continuare la protesta ormai conosciuta col nome di “Marcia della Giustizia”.
I suoi sostenitori non si sono fatti pregare e hanno riempito nuovamente le piazze della Bielorussia, ormai al centro delle attenzioni di molte associazioni umanitarie.
Proprio queste ultime hanno denunciato nelle scorse ore la mancanza di cartellino identificativo sulle uniformi dei poliziotti schierati in massa soprattutto nella capitale. Oltre a questo, gli ordini che provengono dal governo preoccupano, ed è “Nexta Live”, gruppo organizzatore della protesta, a esortare le forze dell’ordine a non seguire le direttive governative.
Le parole non sembrano essere però bastate e gli arresti sono proseguiti con costanza nonostante le pressioni interne ed esterne che il governo sta ricevendo.
La posizione dell’Europarlamento
E’ del 17 settembre la risoluzione del Parlamento Europeo con cui vengono respinte le elezioni del 9 agosto che hanno visto vincitore Lukashenko.
Con 574 sì, 37 no e 82 astensioni il PE ha preso provvedimenti contro le politiche repressive mostrate contro i manifestanti in queste settimane.
Oltre a ciò, altro motivo delle sanzioni richieste al presidente è la modalità in cui si sono svolte le elezioni presidenziali di quest’estate, le quali si sarebbero svolte “in flagrante violazione di tutti gli standard riconosciuti a livello internazionale “.
Col testo emesso dopo la votazione il Parlamento fa sapere che, dopo il 5 novembre, data di fine mandato di Lukashenko, non riconoscerà più valida la sua presidenza. Anche l’Italia si è schierata contro il governo bielorusso con Pd, M5S, Forza Italia e Fratelli d’Italia che votano a favore delle sanzioni; ad astenersi è invece la Lega: decisione che ha scatenato subito la reazione del segretario Nicola Zingaretti il quale ha dichiarato che “a Bruxelles la Lega si è astenuta sulla condanna a un dittatore: che schifo”.
L’opposizione si fa sentire
A seguito della presa di posizione del Parlamento Europeo, Josep Borrell, rappresentante UE, ha dichiarato che Svetlana Tikhanovskaya, ex leader d’opposizione bielorussa, sarà presente a una riunione a Bruxelles con i ministri degli esteri degli Stati dell’Unione. La guida del partito “Paese per la vita”, perse le elezioni presidenziali, era stata costretta a rifugiarsi in Lituania e da poco si trovava sotto accusa per aver messo a rischio al sicurezza nazionale.
A tal proposito la Tikhanovskaya ha dichiarato di aver stilato una “lista nera” contenente i nomi dei poliziotti accusati di violenze e torture sui manifestanti delle scorse settimane, in cui episodi di simile natura sembrano essere stati all’ordine del giorno.
La lista sarà simbolicamente chiamata “Lista Taraikovsky”, in onore del primo protestante morto nelle marce contro Lukashenko; essa inoltre sarà condivisa con Russia, USA e UE nel tentativo di smascherare e ribaltare un governo ormai pressato da tutto il mondo e in enorme difficoltà sia internamente che esternamente.