Ritorna la pajata sulle tavole romane

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Dopo 14 anni, era il 2001, sulle tavole dei romani ritorna la pajata, piatto della tradizione capitolina. L’Unione Europea ne vietò il consumo per non causare la diffusione del morbo della Mucca Pazza (Bse), variante umana della malattia di Cruetzfeldt-Jakob, causando la morte di 207 persone in Europa, con un alto un numero di decessi negli ultimi 25 anni. 166 morti in nel Regno Unito, 25 vittime in Francia, 5 in Spagna e 4 in Irlanda, Portogallo e Olanda. In Italia solo 2 furono i decessi confermati.

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La pajata è la prima parte dell’intestino tenue dei ruminanti, poi sostituito con l’intestino di agnello, per non perdere le abitudini. Simbolo della gastronomia romana e nel ricordo del grande attore Aldo Fabrizi, maschera di un cinema peculiare della città di Roma. Pasta asciutta, pajata e fiasco di vino accanto, questo era Fabrizi nei suoi tanti film girati nella sua lunga carriera cinematografica. «Ma se io te dico pajata, tu che me dici? Ma tesoro mio, magnando solo vegetali rischi de perdere la forza de gravità senza entra’ in orbita». Indimenticabile botta e risposta del comico a confronto con la generazione degli anni ’60, nella trasmissione “Stasera Rita” del 1965, con una simpaticissima Rita Pavone. Fotografia di un periodo d’oro, in bianco e nero, di una Italia del cinema che non c’è più.

Il prodotto, la pajata, rientrava tra quei elementi animali a rischio, bandito dall’Ue nei ristoranti e nelle trattorie tipiche del posto, con una Sora Lella che saluta il suo pubblico.
Ne sanno qualcosa anche i fiorentini, i quali dovettero rinunciare alla famosa bistecca cotta alla fiorentina, ovvero lasciata quasi a crudo, per la presenza dell’osso e del midollo.

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Nella serata del 17 marzo è stata votata la modifica che regola la norma comunitaria n. 999/2001, per le misure di prevenzione e controllo della Bse. Dal 2009, in Italia non si registrano casi di mucca pazza, grazie alle rigide ispezioni e alle misure di sicurezza adottate dalla Commissione Europea, oltre ai sacrifici degli allevatori.
Sono tutti pronti a festeggiare a forza di pajata, vino e tarantella.