Stephen Hawking, uno dei cosmologi più celebri della Terra, ci ha lasciato

l'uomo che guardava le stelle e fece discutere con le sue teorie su nascita dell'universo e buchi neri.

Il mondo lo ricorda come uno dei più grandi cosmologi di sempre, sopratutto per le sue teorie che tanto fecero discutere.

Le sue teorie al confine tra religione e cosmologia, dove spiegava la nascita dell’universo senza ausilio divino, fecero molto scalpore.

Ci ha lasciato all’età di 76 anni, nella notte tra martedì e mercoledì, nella sua casa a Cambridge. Soffriva sin dall’adolescenza di una forma di atrofia muscolare che lo aveva costretto sulla sedia a rotelle. Grazie ad un computer sintetizzatore vocale applicato sulla sedia a rotelle, realizzata su misura, comunicava col mondo esterno. Aveva una voglia di vivere incredibile e, con la stessa caparbietà, ha sfidato il mondo della scienza e della cosmologia donandole un’impronta decisiva. I buchi neri diventarono da fantasia infantile a realtà. Lui vedeva come soluzione per la sopravvivenza del genere umano la colonizzazione dello spazio.

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Nascita di un genio

Nato ad Oxford l’8 gennaio 1942, si è sempre definito un bambino svogliato e disordinato, infatti imparò a leggere in tarda età, a 8 anni. Quando gli fu diagnosticata la SLA (sclerosi laterale amiotrofica) ogni cosa cambiò.

“ogni cosa è cambiata: quando hai di fronte l’eventualità di una morte precoce, realizzi tutte le cose che vorresti fare e che la vita deve essere vissuta a pieno” Stephen Hawking

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Direttore di ricerca del Dipartimento di matematica applicata e fisica teorica dell’università di Cambridge aveva creato il Centro di Cosmologia Teorica. Confermò la teoria del Big Bang grazie alle sue ricerche sui buchi neri. Sognava di unire due grandi teorie: la relatività di Einstein e la meccanica quantistica. Questo suo sogno ispirò il film dedicatogli dal regista James Marsh “la teoria del tutto”.

Una delle sue ultime teorie sull’origine dell’universo è che non abbia avuto un unico inizio ed un unica fine ma molteplici inizi e fini con storie differenti. La maggior parte di questi mondi infiniti sarebbe poi scomparsa dopo il Big Bang lasciando spazio all’universo conosciuto.

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“Quello che mi ha sempre colpito di più è la caratteristica formidabile di lui come uomo, la dimostrazione vivente che il pensiero trascende la materia. È diventato uno dei principali studiosi di cosmologia del mondo, nonostante le sue difficili condizioni fisiche. Le sue indagini e le sue eccezionali doti intellettuali ci hanno permesso di gettare una nuova luce sull’universo. È anche grazie a lui e alla sua incessante attività di divulgazione al pubblico se oggi concetti come ‘buco nero’ o ‘spaziotempo’ ci sono più familiari. Così dichiara dopo la sua morte all’Ansa Nichi D’Amico, presidente dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf).