Stupro della tassista a Roma, primo verdetto per Simone Borgese

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La prima udienza per lo stupro della tassista a Roma, avvenuto verso le 7 del mattino di venerdì 8 maggio a Ponte Galeria, si è tenuta lunedì 9 novembre. L’imputato è Simone Borgese, 30 anni, arrestato pochi giorni dopo il crimine e detenuto a Regina Coeli.

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La tassista, 42 anni, si trovava in via Aurelia, nei pressi di piazza Irnerio, quando un giovane, poi identificato con Borgese, le fa cenno con la mano di voler salire sul veicolo. Le chiede di farsi portare in via Pescina Gagliarda ma, arrivati a destinazione, anziché pagare e scendere, violenta la conducente dopo averle sferrato un pugno ed averla immobilizzata.

La vittima ha voluto essere in aula per raccontare quanto ha subito, ma ha parlato dietro ad un paravento per non essere costretta a vedere il suo stupratore. Ha raccontato di averlo implorato di non farle del male, ma lui “era un animale, cattivo e violento, aveva un tono della voce crudele”, ha detto la tassista in lacrime. Borgese l’ha presa a pugni e per il collo, ha aggiunto la donna.

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Poi, consumata la violenza, ha preso l’incasso (90 euro) maturato dalla conducente del taxi durante il suo turno di lavoro ed è fuggito.

Successivamente è emerso che Simone Borgese, nel giugno scorso, avrebbe molestato un’adolescente all’interno di un ascensore. La ragazza ha sporto denuncia contro ignoti, ma poi ha riconosciuto il suo aggressore dalle foto sui giornali. Per quest’altro caso, venerdì è stato rinviato a giudizio una seconda volta. Il processo inizierà il prossimo 5 aprile.

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