Bus contro moto in pieno centro a Taranto
Incidente stradale in via Japigia
Un incidente stradale è avvenuto ieri sera, lunedì 16 luglio, poco prima della mezzanotte in via Japigia a Taranto.
Il sinistro, i mezzi coinvolti e il bilancio
Due i mezzi coinvolti: un bus e una motocicletta, finita sotto il mezzo pesante, sulla quale viaggiava un uomo di 41 anni, ora in prognosi riservata in ospedale.
Tempestivo l’intervento dei Carabinieri del comando provinciale del capoluogo ionico, giunti prontamente sul posto.
A Lizzano una serata contro la violenza di genere (in replica anche a Taranto)
Il 22 giugno 2018 Matteo Cagnoni è stato condannato dalla Corte d’Assise di Ravenna all’ergastolo, per aver ucciso sua moglie Giulia Ballestri. Il 10 luglio 2018 è stata presentata a Lizzano (TA) una serata di sensibilizzazione per contrastare la violenza sulle donne.
La professoressa Manigrasso (una delle fondatrici di Donne in fermento-Carosino), invitata a esporre un monologo, ha colto l’occasione per utilizzare un articolo di Maria Dell’Anno, pubblicato su Noi Donne il 22/06/2018.
Le testuali parole del brano recitato dalla Prof.ssa Manigrasso
Una vita libera, la serenità per i tuoi tre figli, un nuovo amore. Questi erano i tuoi desideri, Giulia. Desideri di una donna di quasi quarant’anni, legata da troppo tempo ad un uomo che ti controllava, ti maltrattava, ti impediva di lavorare, ti toglieva ciò che di bello la vita ci può regalare. Era chiedere troppo? Era osare troppo? Pensavi di farcela, Giulia. Pensavi di essere arrivata alla fine dell’incubo, di poter finalmente uscire da quella casa che era diventata per te una prigione, pensavi che lui ti avrebbe lasciata andare, che ti avrebbe lasciata libera. Invece no. Non era nei suoi piani lasciarti andare, lasciarti libera. Per lui l’unica libertà che contava era la sua. Non poteva accettare il “disonore” dell’abbandono, come lo chiamava lui. Non poteva accettare i commenti della gente, che lo aveva sempre rispettato e ammirato; non poteva sopportare i loro sguardi di disapprovazione. Non poteva accettare di perdere il controllo. Lui in giacca e cravatta come tanti dei nostri compagni, mariti, addirittura che declamano poesie nel giorno dell’8 marzo a favore della donna. In casa sono maltrattanti. Se conosciamo e se sappiamo che tra noi ci sono questi tipi di uomini da queste manifestazioni, come quelle di stasera se ne devono andare devono essere allontanati. Subito. Ma ritorniamo a Giulia. Lui aveva perso il controllo. Perché alla fine è di questo che si tratta, di controllo. Questo è il punto. Lui non voleva lasciarti libera, perché tu eri la sua donna, eri una cosa di sua proprietà, e le cose di proprietà non fuggono, non scappano, non se ne vanno se non è il padrone a deciderlo. Le cose non hanno una propria volontà, si limitano ad obbedire. Ad essere vendute se il padrone vuole o svendute. Oppure ad essere belle e stare zitte. E così ti ha ingannata, ancora una volta. Ti ha illusa, ancora una volta. Ti ha convinta a seguirlo verso quella che sarebbe diventata la tua tomba. Ti ha massacrata, perché non è abbastanza dire che ti ha uccisa. Ti ha presa a bastonate, senza che tu potessi difenderti. Ha distrutto, sbriciolato, cancellato il tuo viso contro un muro, come a voler cancellare la tua stessa esistenza su questa terra. Perché cosa siamo se non il nostro viso? C’è quello sulla carta d’identità. E allora non doveva rimanere nulla di te, perché nulla più tu contavi per lui, ora che non eri più sua, sotto il suo controllo, ai suoi ordini, nel suo possesso.
Ora che ti eri permessa di dire di no a lui, alla sua famiglia, alle sue regole, al suo modo di vivere. Ha voluto che tu avessi il tempo di capire il perché, il perché secondo lui ti meritassi quella punizione, quella fine, quell’agonia? Cos’hai visto nei suoi occhi Giulia? Odio? Soddisfazione? Appagamento, perché aveva compiuto la sua giustizia? Hai pensato alla prima volta che avevi visto quegli occhi, tanti anni prima? Non avresti mai immaginato che sarebbe finita così. O forse sì. L’avevi immaginato, l’avevi temuto. Avevi paura, avevi detto ai tuoi amici.
Avevi paura di lui. Ma speravi. Lui ti aveva giurato sui vostri figli che non ti avrebbe fatto del male. E tu ti eri fidata ancora una volta. Bisogna accorgersi dei segnali violenti degli uomini. Ma è possibile accorgersene? È possibile capire davvero che la persona che ha giurato di amarti e onorarti ti vuole distruggere? Come si fa a capire quando è troppo? Al primo schiaffo? Al secondo? Al terzo? E quando gli schiaffi non ci sono? Quando lui decide per te in ogni istante, ogni cosa? Quando non ti lascia un momento sola, neanche per fare una passeggiata in riva al mare o durante la corsa con cuffiette e leggins? Quando non ti permette di vivere come vorresti, di frequentare chi vorresti, di scegliere qualsiasi cosa? Quando è troppo? Dopo un anno? Dopo due? Dopo venti? È facile dire “denunciate”. È facile dire “ribellatevi”! Ma perché nessuno dice agli uomini: “Smettete di maltrattare, umiliare, uccidere le donne! Smettetela, avete perso! Le donne sono libere”? Nessuno lo dice. In un paese in cui la maggior parte degli abitanti era in vita quando era in vigore il delitto d’onore, nessuno lo dice. E allora si dice che è colpa delle donne, anche quando vengono uccise. È colpa loro se non denunciano, ma se denunciano vengono accusate di voler distruggere la famiglia.
Gli uomini, invece, non sbagliano mai. Tutt’al più si dice che hanno un raptus. Ma il suo non è stato un raptus. Esiste il raptus? Lui aveva pensato tutto, programmato tutto, organizzato tutto. Lui ha scelto di distruggerti. E non se ne pentirà mai. Perché tu eri sua. O sua o di nessun altro. Ma tu quella mattina pensavi di farcela. Pensavi che ormai mancava poco e saresti stata libera. Libera di crescere i tuoi figli, di amare ancora, di vivere le tue giornate nel modo che desideravi e non nel modo che ti imponeva lui. Ciao Giulia. Il tuo entusiasmo e il tuo spirito vitale continueranno a sostenerci nel nostro cammino di libertà.