Terremoto, querela per Charlie Hebdo dal Comune di Amatrice

COMBO CHARLIE HEBDO PER SITO

La bagarre tra Italia e Francia scatenata dalle due vignette del controverso settimanale satirico parigino Charlie Hebdo sul terremoto che la notte del 24 agosto scorso ha colpito il Centro Italia, ha avuto un seguito concreto: il Comune di Amatrice, epicentro del sisma, ha sporto una denuncia-querela contro la rivista per diffamazione aggravata. Stamane ha depositato l’atto alla procura del tribunale di Rieti attraverso il suo legale, Mario Cicchetti. A breve verrà fatta una rogatoria internazionale per presentare denuncia anche in Francia.

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Le argomentazioni dell’accusa

La denuncia-querela fa presente che Charlie Hebdo aveva rappresentato le vittime del terremoto costato la vita a 296 persone  – tra l’altro non solo italiane – “in modo tale da somigliare a degli stereotipati piatti della tradizione culinaria italiana, mentre una seconda vignetta – che avrebbe dovuto difendere e spiegare la precedente – “aveva attribuito la colpa della devastazione del centro Italia alla mafia. “Si tratta di un macabro, insensato e inconcepibile vilipendio delle vittime di un evento naturale”, spiega l’avvocato Cicchetti; “la critica, anche nelle forme della satira, è un diritto inviolabile sia in Italia che in Francia, ma non tutto può essere ‘satira’ e in questo caso le due vignette offendono la memoria di tutte le vittime del sisma, le persone che sono sopravvissute e la città di Amatrice”. Perciò viene chiesto al Procuratore della Repubblica di Rieti indaghi sugli autori delle due vignette, rispettivamente Felix e Coco, e sui direttori responsabili della testata.

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Il collaboratore di Charlie Hebdo che critica le vignette

L’indignazione per le due caricature del terremoto in Centro Italia, non ha riguardato solo gran parte degli italiani, ma persino un personaggio “inaspettato”: un collaboratore di Charlie Hebdo, lo scrittore nordirlandese Robert McLiam Wilson. Egli ha dunque scritto una lettera aperta al suo giornale – dal quale era assente quando le vignette sono state pubblicate e non aveva accesso nè ai giornali nè alla rete – e non ha esitato a definire quei disegni “spazzatura” senza ombra di dubbio, certamente non satira. Anzi, Wilson afferma di aver compreso la rabbia che hanno scatenato e di meravigliarsi che non ci siano state reazioni più violente. Lo scrittore continua con definizioni come “gigantesco nulla”, “provocazione crudele e insensibile”, “aggressione vuota, offensiva e deplorevole” senza “merito di alcun genere”: se quelle vignette volevano prendere di mira la mafia, spiega Wilson, non hanno raggiunto l’intento. Egli ha scritto questa lettera perché difende con tutte le sue forze nel concetto di libertà d’espressione – di cui Charlie Hebdo si è fatto scudo pure in questo caso –, ma per lo stesso motivo, anche lui ha il diritto di averla e di dire la sua. Afferma di vergognarsi di quanto è accaduto con le vittime del terremoto, che Charlie Hebdo questa volta ha fatto “una vera schifezza” e poi dice di non essere più fiero di scrivere per la rivista.

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