La Terza Guerra Mondiale è alle porte?
La Terza Guerra Mondiale potrebbe non tardare.Tra i vari conflitti aperti, il più pericoloso sembra essere quello tra Washington e Teheran. Dopo gli attacchi del mese scorso alle petroliere nelle acque degli Emirati, giovedì altre due petroliere, una norvegese e l’altra giapponese, , sono state attaccate nel Golfo di Oman.
Washington ha attribuito la totale responsabilità a Teheran e si è detta pronta a rafforzare la propria presenza militare nella regione. Teheran ha negato il proprio coinvolgimento, accusando gli americani di voler “far precipitare la situazione”.
Il Quatar, il più grande esportatore di gas naturale

E’ importante sottolineare che l’Iran potrebbe danneggiare gravemente gli Stati del Golfo con la più volte minacciata chiusura dello Stretto di Hormuz, da cui passa circa il 20% del commercio di petrolio mondiale. Il Qatar, il più grande esportatore di gas naturale liquefatto,ne verrebbe irrimediabilmente danneggiato, considerando che lo stato è già oggetto del blocco da parte di Arabia Saudita, Emirati Arabi, Bahrain ed Egitto per le sue “aperture” all’ Iran e la sua vicinanza alla religione musulmana. Inoltre il Qatar ospita anche un’importante base americana e si troverebbe in una posizione assai difficile in caso di guerra.
Il Qatar è un forte esportatore di Gnl, ed è in forte concorrenza con gli Stati Uniti. Anche la Cina è una forte importatrice di idrocarburi: il 70% del suo fabbisogno per il petrolio e il 44% per il gas naturale e un blocco del Gnl dal Qatar sarebbe estremamente dannoso per l’economia cinese.
L’ultimatum di Teheran

Nel frattempo Teheran lancia un ultimatum: entro il 27 giugno violerà il Piano d’azione globale congiunto. L’Iran inizia quindi il conto alla rovescia, per tornare ad arricchire le proprie riserve di uranio e la Repubblica Islamica aumenta la pressione sull’ Europa, Cina e Russia, nei riguardi dell’ accordo sul nucleare. Nel maggio dello scorso anno gli Stati Uniti si sono ritirati dall’ intesa e da allora la Repubblica Islamica chiede ai Paesi rimasti (Francia, Germania, Regno Unito, Russia e Cina) di soddisfare le sue richieste in ambito petrolifero.
“Gli europei o non vogliono fare qualcosa o non sono capaci di farla”, ha affermato il portavoce dell’Organizzazione iraniana per l’energia atomica, Behrouz Kamalvandi. Entro dieci giorni, l’Iran supererà il limite delle riserve di uranio a basso arricchimento consentiti dall’ accordo.
“L’Ue ha un tempo limitato per adempiere ai suoi obblighi nel quadro dell’accordo sul nucleare ed è meglio che si assuma le sue responsabilità nel poco tempo rimanente, altrimenti l’intesa crollerà”
ha detto il presidente iraniano, Hassan Rohani, incontrando a Teheran il nuovo ambasciatore francese Philippe Thiébaud.
Situazione critica
“La situazione attuale è molto critica e la Francia e gli altri firmatari dell’accordo hanno possibilità molto limitate di svolgere un ruolo storico nel salvare l’accordo”. Secondo la sua spiegazione, l’Iran necessita di uranio arricchito al 5% per la sua centrale nucleare di Bushehr, ( Golfo Persico), e fino al 20% per un reattore a Teheran per scopi di ricerca scientifica. Stando alle prescrizioni dell’accordo sul nucleare del 2015, invece, Teheran può produrre solo uranio a basso arricchimento, cioè entro il limite del 3,67%, e le sue riserve non devono superare la soglia di 202,8 chilogrammi. Il presidente Rohani aveva lanciato un primo ultimatum di 60 giorni ai partner ancora legati all’accordo sul nucleare iraniano, riscuotendo l’appoggio di Mosca, il grande alleato della Repubblica Islamica nell’area mediorientale, che aveva esortato i Paesi dell’Unione Europea.
Le parole del portavoce iraniano hanno provocato la reazione della Gran Bretagna. Il portavoce della premier Theresa May, dopo le forti accuse nei confronti di Teheran ha fatto sapere di essere “stati chiari nell’esprimere le nostre preoccupazioni. Se l’Iran dovesse cessare di rispettare i suoi impegni, dovremmo valutare tutte le opzioni disponibili”.
di Monica Ellini