Turchia: è giallo sul video di un soldato golpista linciato e decapitato al grido di “Allahu Akbar”

La tensione è ancora alle stelle in Turchia dopo il fallito golpe militare avvenuto nella notte di venerdì 15 luglio contro il presidente islamista ambiguo con l’Isis Recep Tayyip Erdogan – anche se proprio lui è fortemente sospettato di aver organizzato tutto per avere il pretesto di epurare i ranghi dell’esercito, della magistratura e dei funzionari pubblici “infedeli” – . I media riportano le immagini ed i racconti della terribile “purga” nei confronti dei presunti golpisti ed è persino circolato un video di un soldato turco linciato dalla folla e decapitato al grido di “Allahu Akbar” sul ponte del Bosforo, ma sul filmato ci sarebbero dei dubbi. Secondo un post su Twitter l’episodio – che non può non far pensare alle decapitazioni di stampo islamico attuate da Daesh – risalirebbe al 2006 e riguarderebbe ferite riportate in un incidente che ha coinvolto un mezzo militare con a bordo tre soldati.

A mostrare per primi le immagini sono stati nientepopodimeno che i quotidiani britannici The Independent e Daily Mirror e poi la BBC, che le avrebbero rilanciate dall’emittente televisiva turca Onda.tv  – il cui fondatore Soner Yalcin è da tempo in prigione a causa del bavaglio imposto da “Sultano” Erdogan alla libertà di stampa –. Tuttavia già dai commenti sottostanti si capisce che qualcosa non quadra: si accusano di pubblicare “immagini false” persino gli “assadisti”, i supporter del presidente siriano Bashar al Assad – che Erdogan vorrebbe far cacciare –. I media turchi non parlano di golpisti decapitati e neppure l’istituto di Medicina legale che sta eseguendo le autopsie delle vittime del golpe.

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Resta dunque il mistero su cosa sia accaduto a quel soldato in Turchia, ma sono autentiche le immagini di quei soldati ammassati come bestie in uno stanzone, tenuti mezzi nudi e con le mani legate dietro la schiena; sono autentiche le immagini dei ripetuti pestaggi che hanno subito con i manganelli da parte squadre di picchiatori pagati dal regime. E’ anche vero che questa gente ora rischia la pena di morte – secondo Erdogan “per desiderio del popolo” –.