Una nuova notizia-shock scuote gli USA in un periodo già teso per la vicenda del giovane nero ucciso a Cleveland per aver usato una pistola finta. E’ ancora un fatto di armi: a Tulsa (Oklahoma), un bambino di tre anni trova una pistola in casa e spara alla madre. Senza rendersi conto della gravità del gesto, s’intende. La madre stava cambiando il pannolino all’altra figlia, di un anno. Il colpo è arrivato alla testa e nemmeno il tempestivo intervento della sorella ha potuto salvare la vittima dal decesso. Il padre era fuori dallo Stato per motivi di lavoro.
La dinamica dell’incidente non è chiara. Non si capisce come abbia fatto un bambino così piccolo a trovare l’arma a portata di mano. La coppia deteneva un regolare porto d’armi e disponeva di altre pistole, tutte custodite bene secondo il giudizio della polizia. Il fatto rafforzerà l’opinione di chi da anni si batte negli USA contro la circolazione delle armi da fuoco. Obama ha cercato più volte in questi anni di apporre modifiche al famoso secondo emendamento. L’argomento viene sempre ripreso in corrispondenza a fatti di cronaca clamorosi come questo. In genere però, dopo un’iniziale spinta emotiva, tutto si spegne lentamente. Anche perché è difficile imporre il disarmo a un Paese in larga maggioranza fedele al principio della ‘legittima difesa’: si stima che dal 2010 ad oggi un americano su cinque possieda un’arma. Stime che fanno paura, eppure più leggere rispetto a un paio di decenni fa ovvero quando la percentuale si alzava a uno su tre. Comunque quando le armi cominciano a diventare a portata di bambino, almeno una riflessione si deve muovere.