Nel 2014 è strano sentire certe parole nel Paese della democrazia e dell’uguaglianza. Eppure il tema della discriminazione di genere sul lavoro sembra più difficile da risolvere rispetto al razzismo e all’omofobia. Le elezioni di midterm arrivano martedì prossimo e Barack Obama lancia un appello all’elettorato femminile. Le donne costituiscono metà della forza lavoro nazionale ma vengon0 in media retribuite meno dei colleghi maschi per le stesse mansioni. Situazione tollerata in passato, oggi inaccettabile perchè ”non possono esserci cittadini e lavoratori di seconda classe”. Il presidente rincara la dose: ”le donne devono avere le stesse opportunità di successo degli uomini” e bisogna ”trattare con dignità e rispetto” le donne incinte.
Qualcuno potrebbe chiedere: perché non ci ha pensato già il presidente in questi anni? La risposta è pronta. La colpa è del Senato, che fra le altre cose ha bocciato l’aumento del salario minimo. Aumento che avrebbe favorito soprattutto il lavoro femminile. Ricordiamo che le imminenti elezioni serviranno a scegliere i 435 membri della Camera e un terzo proprio del Senato. Sono quindi fondamentali per cambiare i rapporti di forza tra il presidente e il Congresso.
La chiamata in causa dell’elettorato femminile potrebbe essere una carta vincente. Anzi, forse l’ultima. Perché la popolarità di Obama è in calo da mesi e restano poche carte da giocare. Colpa anche di una politica estera, tra crisi ucraina e Isis, ritenuta esitante e poco autorevole. Basterà la lotta alle discriminazioni di genere a ridare appeal al primo presidente afroamericano della storia degli Stati Uniti?