Valls si dimette per rimuovere Montebourg

valls

Valls si dimette ma verrà reincaricato. Intanto le dimissioni allontanano Arnaud Montebourg dal Ministero dell’Economia.

Mossa strategica? Tattica vincente? Quando Manuel Valls ha rassegnato le proprie dimissioni al presidente della Repubblica Francois Hollande in pochi si aspettavano un nuovo primo ministro, ed è subito scoppiata la polemica per il nome del “successore” al gabinetto di Francia. Ma così non è stato: Manuel Valls è stato riconfermato primo ministro del governo francese dallo stesso Hollande, il giorno stesso delle dimissioni.

- Advertisement -

Questo governo “Valls-bis” proseguirà di fatto lungo la linea dei tagli economici imposti da Bruxelles e sostenuti dalla Germania di Angela Merkel. Secondo le dichiarazioni dell’Eliseo, infatti, il nuovo governo dovrà formarsi tenendo conto degli orientamenti definiti da Hollande per il Paese.

A far tremare i banchi del Parlamento francese erano state le parole del ministro Arnaud Montebourg. Montebourg, esponente del Partito Socialista francese e titolare del dicastero dell’Economia, aveva infatti rilasciato un’intervista al quotidiano Le Monde, nel corso della quale criticava le posizioni assunte dalla Francia nei confronti della Germania. “Quando dico Germania, parlo della destra tedesca che sostiene Angela Merkel. La Francia non ha alcuna intenzione di allinearsi agli assiomi ideologici della destra tedesca”, aveva dichiarato Montebourg. Anche la BCE, secondo l’ormai ex-ministro dell’Economia, dovrebbe cambiare marcia e assecondare i tentativi di ricrescita ispirati a quelli italiani di Matteo Renzi; tentativi che, secondo Montebourg, anche la Francia dovrebbe seguire.

- Advertisement -

Le dimissioni di Manuel Valls sarebbero dovute proprio a queste dichiarazioni di Montebourg, le quali – secondo alcuni osservatori – compromettono la posizione della Francia in Europa e la credibilità del governo presieduto da Valls. Posizioni, quelle espresse dal titolare all’economia, troppo sbilanciate in favore di alleanze di fatto non ancora fissate. Ma, soprattutto, dichiarazioni che minano la facciata non-ideologica degli interventi della BCE sui singoli Stati dell’Unione.