Anonymous contro l’Isis, sospesi dai 500 ai 1000 account Twitter di presunti jihadisti

Anonymous

Si torna a parlare di Anonymous, un gruppo internazionale di hacker che sta cercando di far sparire l’Isis dal web (suo importante “campo di battaglia”). Questo gruppo è costituto da varie categorie di persone: “Musulmani, cristiani, ebrei, hacker, cybercriminali, agenti, spie … impiegati, studenti, ricchi, poveri”, che il 6 febbraio hanno pubblicato un video con un messaggio forte e chiaro per i terroristi: “Vi daremo la caccia, manderemo offline i vostri siti, le email, esporremo i vostri dati. Voi sarete trattati come un virus e noi saremo la cura… Perché Internet ci appartiene”. Collegata al video hanno messo una pagina con cinquecento e più (anche mille) profili Twitter di presunti jihadisti o simpatizzanti del jihad che sono stati sospesi dal social network; una decina di pagine Facebook che vanno “monitorate”; una cinquantina di indirizzi email; una decina di siti tolti dal web; e vari dati utili ad identificare chi si cela dietro lo schermo.

Anonymous avrebbe anche scoperto il capo della propaganda online dei terroristi: Majdi M., un giovane hacker tunisino di Manouba (nel nord del paese), del quale ha pubblicato l’indirizzo di casa e il numero di telefono. Il ragazzo era stato avvertito di smettere di fiancheggiare l’Isis, ma non ha dato retta gli ammonimenti e ora il gruppo ha “girato” all’Interpol le informazioni che lo riguardano.

Questa “rete” ha iniziato a farsi conoscere la scorsa estate con la sigla opIceISIS (dove “op” sta per “operation”, campagna) ed il relativo video ; più o meno nello stesso periodo è stata lanciata OpISIS e quest’altro era il filmato ; poi Anonymous è diventato davvero popolare a seguito della strage alla redazione della rivista satirica parigina Charlie Hebdo il mese scorso, quando ha lanciato la OpCharlieHebdo ed il video  collegato, che ha ottenuto numerosissime visualizzazioni. Un successo in crescendo, che ha rivitalizzato le campagne precedenti ed è andato di pari passo con l’allungarsi della lista dei profili sui social network e dei siti jihadisti segnalati, sospesi, eliminati.