Bakhmut, i russi avanzano. Medvedev risponde a Zelensky

La cittàdina dell'Oblast di Donetsk continua a rimanere al centro delle operazioni. Intanto il presidente ucraino provoca la controparte russa

La guerra prosegue e con essa anche lo scontro diplomatico tra i principali esponenti politici che da un anno a questa parte accompagnano gli scontri sul terreno. Scontri che si stanno consumando in special modo attorno e al centro della città di Bakhmut, un avamposto diventato vitale per motivi strategici nonché per cercare di tagliare i rifornimenti della controparte.

Lì si sta disputando la battaglia più cruenta perché le forze russe la ritengono fondamentale per raggiungere successivamente Kramatorsk dacché essa risulta necessaria per “chiudere” la partita del Donbass, regione quasi occupata del tutto, ma le forze ucraine non intendono mollare sebbene le sorti siano in qualche modo già decise. Secondo fonti di intelligence inglese citate dal Guardian, le forze ucraine potrebbero optare per una controffensiva.

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Serhiy Cherevaty, portavoce del raggruppamento orientale delle forze armate dell‘Ucraina, ha detto che i russi hanno perso oltre 500 soldati a causa del loro sforzo a Bakhmut; sforzo che secondo Kiev pende dalla parte di Mosca grazie alle forze della PMC Wagner. Il ministro degle esteri Dmitri Kuleba ha detto che, malgrado le difficoltà siano tante e le tensioni stiano montando, le forze ucraine non intendono lasciare la cittadina perché “ogni città dietro Bakhmut potrebbe subire la stessa sorte”.

Intanto Zelensky provoca Mosca affermando che ha firmato una petizione per cambiare il nome della Russia in Moscovia, nome con cui nel Medioevo era conosciuta la regione russa prima che si formasse lo Zarato e che occupava principalmente l’Europa Orientale. Un chiaro tentativo per “sminuire” l’estensione territoriale russa e per questo ha ricevuto subito pesanti critiche in particolar modo da Dmitry Medvedev: “Il supremo nazista di Kiev ha ordinato di risolvere la questione della ridenominazione della Russia in Moscovia. Non Hochlandia e ancor meno Piccola Russia, solo sporco Reich di Bandera“.